Gamberi digitali

gamberi argentini surgelati

Ieri sul NYT Paul Krugman argomentava sulla questione se la rivoluzione ICT fosse finita.

E in meno di 250 parole ci spiega che è in corso e che i suoi effetti si vedranno più avanti, anche se molti non vogliono vederli o non se ne accorgono visto che è strisciante, silenziosa e pervasiva.

D’altra parte, Krugman fa notare che ci sono voluti 25 anni dall’invenzione del microprocessore all’impatto negli anni 90 che ha avuto sulla produttività.

Questo è il dialogo culturale in America sull’esplosione delle tecnologie digitali, mentre da noi, in questi giorni, Assinform e Assintel, le associazioni che si occupano degli operatori del mondo ICT, hanno rilevato che la spesa per il digitale in Italia è scesa del 4,2%, il che vuol dire che, nonostante tutti i proclami governativi di volere un paese digitale, e nonostante ci siano più di una persona incaricata di smuover il pantano dell’immobilismo (sopratutto nella P.A.), il paese va all’indietro, non investe in tecnologie dell’informazione e si sta praticamente suicidando.

Di chi la colpa? Un po’ di tutti e un po’ di tutto. Le imprese troppo piccole per avere la forza di aggiornarsi, i venditori che cercano di vendere cose di moda e non cose utili e una P.A. che invece di fare da traino all’innovazione, con esempi virtuosi, fa di tutto per complicarsi la vita e complicarla a cittadini e imprese.

Insomma, stiamo avanzando come il gambero, andando all’indietro, e come i gamberi finiremo prima surgelati e poi fritti.

Tecnologia all’italiana

PC incustodito in un ufficio pubblico

Grande città del nord.

Un ufficio aperto al pubblico.

Un PC acceso. Incustodito. Collegato alla rete.

Con il suo floppy disk e pure un lettore di CD/DVD.

In pratica non ci vuole niente a infilare un disco pieno di tutti i tipi di virus, per infettare quel PC e tutta al rete.

Il simbolo di un paese che pensa di essere moderno solo perché puó comprare tecnologie che però non sa gestire fino in fondo.

Così come la sua classe dirigente, che guida un paese inserito nell’enorme macchina dell’economia mondiale, senza comprenderla e senza capirne problemi, pericoli, opportunità, rischi e perciò senza poter progettare un futuro.