Churchill, a proposito di Stalin e delle sue intenzioni di invadere il resto dell’Europa, disse che (gli alleati) avevano scannato il porco sbagliato, nel senso che avrebbero prima dovuto combattere i sovietici (magari utilizzando i tedeschi) e poi combattere il nazismo.
Ma la storia non si fa con le ipotesi. Il nazismo è sparito sotto tonnellate di bombe, mentre il KGB si è trasformato, da finanziatore di partiti comunisti, in una banda di finanzieri appropriatasi di tutte le ricchezze della Russia.
Ma la sindrome del porco sbagliato è spesso presente in politica, dove l’ansia da elezioni fa perdere di vista il vero porco da scannare, per concentrarsi su porcelli senza grasso, poco risolutivi dei problemi gravissimi del nostro disgraziato paese.
Questo è quello che accade da lustri nella gestione della cosa pubblica: ogni tanto esce un nuovo soggetto che crede che il problema siano gli altri politici, quelli che fino a quel momento hanno “governato” e dissanguato la nazione.
La verità però è brutalmente un’altra, verità che i nuovi politici non vogliono vedere, come non l’hanno voluta vedere tutti i barricadieri innovatori rivoluzionari passati pure loro per la sindrome del porco sbagliato.
Una verità che si basa su un fatto incontrovertibile e scolpito nella Storia: i governi, dal 1861 ad oggi, sono durati troppo poco per cambiare qualcosa.
Solo i governi mussoliniani sono durati tantissimo, e anche un governo Berlusconi, con la differenza che il governo del miliardario milanese non verrà ricordato per nessuna riforma, nonostante una grande maggioranza, mentre nel ventennio fascista c’è stata una prima parte innovativa, con la creazione di istituzioni nuove come la previdenza sociale, ma poi, anche il regime, nonostante un potere dittatoriale, non è più stato capace di innovare, consegnando alla DC un sistema amministrativo mai cambiato dal periodo post unitario e che, a sua volta, era – ed è – diretto erede della burocrazia militarizzata savoiarda, innestata con pesanti apporti di quella papalina romana.
Questo è il vero cancro che, a spese delle forze produttive, sta uccidendo il paese: una pubblica amministrazione che ha due soli scopi, scopi che sono gli stessi di tutti gli organismi viventi, anche se, come in questo caso, formati da milioni di individui, dalle loro famiglie e da coloro che forniscono loro tutto quello che loro serve.
Scopo principale è ovviamente quello di sopravvivere, evitando ogni pericolo che possa eliminare un pezzo della struttura, ma anzi dotandosi di sofisticati meccanismi di riparazione cellulare per cui, una volta tagliato un ramo (grazie al temerario politico attivista), il mostro genera subito altre escrescenze per riparare la mutilazione ma anche, e spesso, creare nuove strutture che prima non c’erano.
Altro scopo della P.A. è di far ereditare il posto ai figli, anche non nella stessa struttura, e quindi uno sforzo massimo è teso a far crescere la struttura in modo tale che i pargoli abbiano pure loro la bella sediolina dorata, inutile e pagata con i soldi di chi lavora.
Perché i politici riformisti e rivoluzionari non riescano a fermare il cancro è intuitivo: il politico è come un drogato, passa la giornata a cercare consenso, cioè voti, e quindi non ha che pochissimo tempo da dedicare a capire l’apparato, cui sempre deve fare capo, sia quando elabora una legge sia quando bisogna attuarla con regolamenti particolareggiati che solo i burocrati sanno intrecciare in un ordito coloratissimo più di un maglione di Missoni.
Aggiungiamo poi che il politico con incarico ministeriale è sempre fra color che son sospesi, perché sa che il suo governo durerà poco e quindi deve organizzarsi per trovare una sedia alternativa al suo sederino, ormai d’oro, che non può più tornare sulla sedia del professore universitario o dell’impiegato del catasto che ha avuto la brillante idea di accodarsi a un movimento barricadiero che, come avvenuto dal 1861, una volta constatato che non si può combattere contro il mostro della PA, capisce che è più sano rimanere un politico come gli altri, senza grandi slanci ma con una bella rendita per se, per i suoi, le sue amichette o i suoi amichetti, secondo i gusti.
Adesso c’è uno sfasciacarrozze nuovo. Tutto compreso nell’immane opera di demolire gli avversari politici, il tutto mentre i burocrati grandi e piccoli stanno già prendendo le misure per parare qualsiasi tentativo di salasso, anzi, si staranno già organizzando per inventarsi un qualche nuovo ente per riforme, che non si faranno, ma ottimo posto per piazzare qualche figlio loro, qualche figlio di buona donna e magari pure qualche figlio di barricadiero.