Non votare

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Un sacco di gente, trascurando gli affetti, un momento con figli, amanti, genitori, amici, andrà a votare anche questa volta.

Perché lo fanno?

La maggior parte lo fa per convenzione sociale: andare a votare è come andare a messa la domenica, sopratutto in quelle famiglie allargate che sono paesi e paesotti dove il controllo sociale è più facile e oppressivo.
Altri ci vanno per scambio con un politicante: una supplenza val bene una croce, un posto in un call center si può scambiare con una decina di voti fra familiari della ragazza e quelli del futuro sposo.
Poi ci sono le teste calde, quelli che vorrebbero fare massacri del politicume ma che, vigliaccamente, sperano che lo faccia qualche populista che promette una vera rivoluzione, ovviamente “civile” e “incruenta”.

Ma nella nostra situazione, dove il problema non è la politica ma una pubblica amministrazione autoreferente e infingarda, a che serve votare?

Potrà il tecnico, l’imprenditore prestato alla politica, il masaniello di turno o il burocrate di partito cambiare la PA?

Non credo. Anche perché non c’è in nessun programma, a dimostrazione che la politica non ha capito niente dei nostri problemi e poco gliene importa.

7 pensieri riguardo “Non votare

  1. Per cambiare la PA bisognerebbe resettare la mente degli italiani ma manca il pezzo di ricambio, ovvero un modello culturale degno da un paese civile e non da una Repubblica delle Banane…

  2. Con 20 milioni di persone che vivono di spesa pubblica (dipendenti pubblici e fornitori) la Casta ha creato un apparato di pretoriani, armati fino ai denti di armi proprie, leggi, leggine e regolamenti, che impediscono un qualsiasi mutamento. E non da oggi, visto che siamo in questo letamaio dal 1861.

  3. A mio avviso è la peggior scelta possibile. Così facendo, l’unico risultato che si ottiene è che gli altri decidano per noi, perché comunque un esito dalla urne c’è sempre. Personalmente, per la prima volta, ho un’idea certa, ma per il passato ho sempre scelto tra il marcio e la muffa come si suol dire ma ho scelto. Non è solo un diritto, è anche un dovere civico. Io ti inviterei a rifletterci…sei ancora in tempo fino alle ore 15. Non è non votando che si impedisce a lor signori di “inchiappettarci” per rifarmi alla tua foto… Buone riflessioni!

    1. Siccome i numeri di coloro che andranno comunque a votare è nell’ordine di milioni di persone, l’astensione non falsa il risultato elettorale.
      Quindi, tenuto conto che molti vanno a votare per le più svariate ragioni, per gli altri votare è una perdita di tempo. E questo è un fatto statistico.

      Altra questione è quella politica: con il sistema elettorale attuale, – figlio di una Costituzione pasticciata (perché frutto di compromessi fra papalini filo-americani e comunisti filo sovietici) – non ci potrà essere una maggioranza, perché il voto si frammenta (e si frammenterebbe anche se andassero a votare tutti!); di conseguenza, sono elezioni inutili, che, a detta di Goldman Sachs, hanno un 50% di probabilità di portarci al disastro tipo greco, con impossibilità da parte del Ministero del Tesoro di finanziarsi (anche con spread a 550), tanto è vero che la stessa GS prevede che, mancando una maggioranza, è probabile un altro governo tecnico, con durata due anni in attesa di riforma elettorale, con a capo Monti e appoggiato da PD e…sorpresa! forse anche di Grillo.

      http://www.businessinsider.com/goldman-theres-almost-a-50-chance-of-a-negative-outcome-in-italy-tomorrow-2013-2

      Sul fatto del “dovere” civico, si tratta di una tipica affermazione da regime sovietico o fascista, dove la popolazione “deve” votare per dare una parvenza di “democraticità” al regime.

      In UK, che credo sia una democrazia di lunga pezza, nessuno ha il “dovere” di andare a votare, e negli USA, chi vuole votare, deve registrarsi per farlo, quindi votare è una scelta libera del cittadino.

  4. Per carità, giustamente ognuno è libero di pensarla come crede e su questo non ci piove. Non condivido ma rispetto. Quindi gentilmente mi dà un po’ fastidio leggere “affermazione da regime sovietico o fascista”. Io per dovere intendo non tanto il “dover andare a votare”, quando il fatto che credo che i cittadini dovrebbero partecipare alla vita politica del paese, perché lamentarsi ma non fare nulla mi pare una contraddizione in termini…capisco la disaffezione, oh se la capisco, ma continuo a non capire il senso di non far sentire la propria voce in quelle pochissime cose in cui ci è consentito farlo.

    E non mi ritengo né fascista, ne sovietica, le etichette che bollano mi fanno veramente un po’ arrabbiare.

    1. Mi scuso dell’equivoco, ma il “sovietico” e il “fascista” era rivolto alla Costituzione quando parla di “dovere” rivolto al votare.
      Non mi permetterei mai di dare etichette a nessuno.

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