Un’amica mi segnala un film. Non nuovo. Non italiano, né americano. Secondo IMDB ne esiste in una versione originale argentina e una in inglese. Su Amazon c’è l’entrata per il DVD della versione originale, ma non è disponibile e neppure ne è prevista una disponibilità. E non c’è neppure usato.
Mese: dicembre 2012
Un governo di orbi
Case a prezzi popolari
Monti e il sudoku
La ragione? Perché lui non può sfuggire alla regola che ogni azione pubblica, che non sia usuale, o è sbagliata, oppure, se giusta, costituisce un precedente pericoloso.
Faccia al futuro
Mentre da noi un’accozzaglia di figure felliniane si appresta a celebrare altri inutili elezioni, mentre professori inconcludenti cercano di curare il malato Italia con pozioni medioevali, e mentre imprenditori, manager e sindacati cercano almeno di capire cosa stia accadendo in un mondo dove dovrebbero competere almeno ad armi pari rispetto ai maggiori paesi industrializzati, un libricino da 4 dollari, “Race against the machine” viene nominato libro dell’anno.
Di che tratta questo libro digitale? Del futuro. Dove le macchine sostituiscono gran parte dei colletti bianchi, anche in quei lavori che la gente crede moderni, molto fighi, ben retribuiti e con attaccato il cartellino di garanzia del posto fisso a vita.
Qualcuno l’ha letto in Italia? Non credo. Io? Certo che l’ho letto. Ma io non faccio testo. Non vado per TV e conferenze a spiegare come risolvere i problemi di domani con i mezzi del 1726, intervistato da commentatori che poco sanno anche di cosa sia un’onda hertziana o una fibra ottica.
Io, purtroppo, devo assistere ogni giorno allo spettacolo di over40 (ma anche over35) che non hanno un lavoro, non lo trovano dalle loro parti, si dibattono fra il restare o l’emigrare; o peggio, vedere persone giovani, neo laureate che non hanno una preparazione né una decente conoscenza del settore economico dove hanno deciso di competere. Colpa della scuola, ormai ridotta a trattenimento, dell’università, ridotta ad un esamificio, e delle famiglie che continuano imperterrite a credere che il futuro non arrivi.
Invece è arrivato, ed accelera. La tecnologia cambia tutto in maniera esponenziale. E quindi cambia il comodo scenario dove tutti, dal più fesso al più smart, potevano pensare di avere uno spicchio di futuro.
Ma a che serve dirlo? Come direbbe una mia amica argentina: ¡para que conste! Perché rimanga agli atti.
Atti digitali, perché la Internet non dimentica! In un futuro, quando parecchi lavori non ci saranno più, basterà googlare (se Google esisterà ancora!) e scoprire che ve lo avevo detto.
Buone Feste.