Bond e BOT

Qualche studioso e qualche politico mostra ormai una palese insofferenza verso le banche, accusate di non volersi piegare alle ragioni della politica e di cercare il massimo del profitto con le operazioni finanziarie invece di finanziare il mondo produttivo ormai a secco di denari (altrui).

L'ultimo casus belli è la mancata acquisizione dei cosidetti Tremonti Bond, cioè prestiti che lo stato farebbe alle banche per rafforzare il loro patrimonio in modo che queste possano fare prestiti alle imprese.

Ora, a parte il fatto che le banche sono aziende che devono fare profitti, e quindi non si vede perchè dovrebbero rinunciare ad operazioni lecite e molto profittevoli, quello che si dimentica è che sono lle stesse che partecipano al collocamento del debito pubblico degli stati, ergo, sono i politici che si sono messi volontariamente in mano alle banche perchè spendono soldi che non hanno per ingraziarsi gli elettori che, in molti casi sono anche evasori, vedi le cifre in ballo con i vari scudi, più o meno severi, che tutti gli stati stanno costruendo.

Forma della Crisi

Riprendo dal blog di Paola Bonomo un’immagine tratta da un’indagine GFK/Eurisko sulle previsioni della crisi.

A differenza di quanto dicevano l’anno scorso, la crisi non ha una forma a L, U, W, o a V, ma quella dello swoosh della Nike, cioè una rapida caduta (non ancora terminata!) e una risalita lentissima, cioè recessione, come avevo sempre pensato.

Non c’è una palla di vetro nascosta da qualche parte, ma sono solo considerazioni su serie storiche che dicono che la ripresa dopo una crisi bancaria è veramente molto lenta e ogni crisi ha tempi di recupero sempre più lunghi, a mio giudizio perchè la crisi del momento deve incorporare anche parte degli effetti negativi delle crisi del passato.

Philip Roth ha detto che bastano tre tedeschi a distruggere un mondo, speriamo che quei tre, che tanti danni hanno fatto all’economia, Angela Merkel, Alex Weber e Hans Tietmeyer, leggano questi dati e lascino in pace Trichet per i prossimi sette anni, evitando di consigliargli di giocare con i tassi.

Fuori tema

Inizio delle scuole e assalto dei ricordi quando l'insegnante di matematica raccomandava proprietá di linguaggio e quella di lettere di non andare fuori tema.

Anche ai partecipanti alle trasmissioni radio-tv bisognerebbe raccomandare le stesse cose visto che il 90% di quello che si dice, anche con toni violenti, è fuori tema, detto spesso anche male tanto da far concretamente sospettare che a parlare sono solo dei patetici orecchianti che hanno sbirciato qualche appunto ad hoc due minuti prima di andare in onda.

Non c’è successo nel passato

Nonostante la grancassa pubblicitaria, il cinema italiano ha vinto il resto di niente al Festival di Venezia.

Perchè?

Perchè a una giuria di intellettuali internazionali non può interessare un film come Baaria di quel furbetto di Tornatore, che opportunisticamente ferma la sua storia agli anni ottanta, guarda caso per non parlare della genesi della putrescente situazione politica, economica e sociale odierna.

E un gruppo di cineasti abituati a confrontarsi come Michael Moore sulle origini della crisi economica “attuale” non possono entusiasmarsi per il film dell’altro furbetto Michele Placido che fa il santino del 68, un periodo drammatico per chi ne subì terribili conseguenze, ma assolutamente irrilevante allora e insignificante oggi dal punto di vista storico.

Insomma, il cinema italico, come la letteratura, continua a guardare all’intimistico, di cui è epigona la lagnosa Margherita Buy diretta dalla Comencini, o al passato storico, segno evidente che non ci si vuole confrontare con il presente.

Perchè? Perchè il presente di questo paese è così squallido che se ne ha vergona e perciò lo si nasconde come un appestato i suoi bubboni puteolenti.

Per pagare e per morire c’è sempre tempo

In questi mesi di crisi, dovunque si vada, c'è il pianto greco di quelli che si lamentano dei ritardi della Pubblica Amministrazione nel pagare le forniture. Lamento abbastanza strano visto che chi fornisce la PA sa bene che, con quei pochi soldi del bilancio, bisogna coprire tante spese necessarie e accontentare pure tante pretese da paese avanzato e ricco, cosa che assolutamente l'Italia non è.

Esaurito l'inutile pianto contro la stato moroso, si passa a lamentarsi delle grandi aziende che pagano con tempi scandalosi, e qui, comincia l'invocazione di misure di legge che obblighino i clienti a pagare entro 30 gg, pena…il carcere? Il rogo? Lo squartamento sulla pubblica piazza?

Purtroppo non saranno le leggi (senza forza e quindi inefficaci) a bloccare un andazzo, mentre la consapevolezza che certe cose accadono è l'unico sistema per predisporre misure per il peggio e, fra queste, anche evitare di fornire i cattivi pagatori abituali.

Perché, come nella prostituzione, il peccato lo si può fare solo in due.