
Mentre da noi l’universo mondo dei media si occupava di decadenza (non quella evidente del paese ma quella di un patetico Mr. B), due B52 dell’aviazione americana, disarmati, – come ha tenuto a precisare il Pentagono – hanno fatto un giretto su due isolette del Pacifico, le Senkaku, che da anni Pechino rivendica come sue, contendendole al Giappone, il che è come dire che il Partito Comunista Cinese (PCC) manca di rispetto al cane giapponese per provocare il padrone americano.
Padrone a stelle e strisce che con quella mossa ha detto, più papale papale di Papa Francesco, e per bocca di un “senior officer” del Pentagono, che il giretto dei B52 era la risposta a un’inaccettabile attentato al diritto internazionale.
E si! Il PCC, quello fondato da Mao Tse Tung, quello che diceva che l’America era una tigre di carta, ai tempi del VietNam, ha dimostrato che forse la Cina è il dragone di carta, un grande bluff militare, capace di sparare mortaretti come nel variopinto capodanno cinese ma che, alla fine dello showdown, può mandare nelle acque contese la sua unica portaerei, la Lioaning, una nave senza aerei e dove un aereo non è mai atterrato, e che i militari americani definiscono un pezzo da museo, per altro comprato all’asta dai russi.
E se poi guardiamo al simbolismo di questa diplomazia dello showdown militare, vediamo un paese, la Cina, che sta pagando un gigantesco prezzo in inquinamento per essere la fabbrica del mondo, e un grande rischio nel dover mantenere una promessa di benessere (da nostri anni 50) a un miliardo e mezzo di persone che vedono i pezzi grossi del partito ormai diventati milionari (al pari di quelli dei paesi capitalisti) e le milionate di gente delle campagne che del piccolo benessere delle grandi città costiere vede poco o niente.
Non un bel momento, visto che l’economia mondiale non riparte, visto che a fare da fabbrica del mondo può essere un qualsiasi altro paese del globo e visto che i salari cinesi devono per forza crescere per evitare tensione sociale e disordine che nell’ovest tibetano e musulmano già fermenta e serpeggia.
E i due B52 (disarmati) sono l’altro spaventoso simbolo diplomatico che Mr. Obama ha voluto sventolare sotto al naso dei cinesi: due bombardieri che, ognuno, con i suoi dodici missili cruise armati di una testata termonucleare da 150 kilotoni, può ridurre ogni città della Cina all’età della pietra.
D’altra parte perché far fare un giretto a due B52? Non bastava un aereo da trasporto? Un caccia? Un ricognitore disarmato? No, non era una risposta diplomatica adeguata all’arroganza cinese, che il giorno dopo si è vista sbeffeggiata da svolazzamenti di aerei giapponesi e pure sudcoreani.
Fatti accaduti lontani da noi, eppure forse tanto legati ai fatti nostri.
Perché il modo in cui Mr B è finito nell’ignominia dello squallore pornografico fa subito andare a quelle incaute frequentazioni con l’ufficiale del KGB, ora zar di tutte le Russie, quel Putin che impone all’Ucraina di non associarsi alla UE e che dimostra al sospettoso nemico di 70 anni di guerra fredda che se la Cina è un dragone di carta, l’orso russo è ancora pericoloso con le sue migliaia di testate termonucleari pronte e operative.
Chissá se essere amico del loro nemico non sia stato motivo della sua caduta. Non sarebbe una novità visto che il suo defunto protettore dovette scappare sotto una pioggia di monetine per aver fatto scappare il sequestratore dell’Achille Lauro nonché assassino di un cittadino americano su una sedia a rotelle.
Perché piaccia o meno, l’America non è l’Italia che lascia due militari in mano agli indiani che li minacciano della pena di morte.
Sarà pure spirito della frontiera e da selvaggio West, ma l’America ribatte sempre colpo su colpo, e con ognuno usa il deterrente giusto: B52 (disarmati) per il PCC e forse qualche signorina di facili costumi per uno che crede che la politica internazionale sia un gioco di corna al G20, il cucù alla Merkel e dare dell’abbronzato ad Obama.
