Se non fosse bastato lo spiaggiamento di una nave da crociera, perché l’equipaggio doveva osservare un assurdo rituale fra il ludico e la piaggeria, e se non fosse bastato il modo pedestre di gestire la comunicazione della crisi, fra tentativi di nascondere e insabbiare l’evidente verità, abbiamo avuto l’epilogo nella lotta fra le cittá per accaparrarsi la demolizione del catorcio recuperato, lotta pubblica e scomposta, con intervento del politicume locale e nazionale che bene farebbe a impiegare il suo tempo (e il nostro denaro) a far funzionare le città piuttosto che invadere campi altrui.
Ma questo è il paese e il suo stato: una nave spiaggiata, portata in secca da un’elite che combatte le regole o vuole mantenerle come se se queste fossero il problema e non il fatto che queste bande navigano nella più completa oscurità di quello che sta accadendo nel mondo.
Prova ne sia il fatto che mentre si cerca di fottere il voto agli italici con un’elemosina da 80 euro, nel mondo la discussione sulla disuguaglianza sta toccando vertici culturali mai visti dall’epoca di Marx.
Il libro dell’economista francese Piketty (primo per vendite su Amazon) sta portanto a livelli più alti la discussione sulla disuguaglianza iniziata da Krugman e Stiglitz (e che ha di fatto portato Obama ad aumentare il salario legale, cosa che sta facendo anche la Merkel), ma che da noi è totalmente ignorato, con economisti (anche si sinistra) che cercando di essere, oggi, più thatcheriani della Thatcher, con ricette che hanno dimostrato da tempo che creano solo miseria, impoverimento e disoccupazione.
E in questo vediamo un concorde modo di pensare pure di tutti i politici, che si affannano sulle minuzie e sulle elezioni mentre Nave Italia affonda lentamente, senza che da nessuno venga un immortale: “scendete da bordo, cazzo!“.