Più che una Blog-fest era un Blog-mortorio

Si è svolta di recente la BlogFest, un evento che avrebbe dovuto celebrare anche da noi il fenomeno blog che negli USA, tanto per fare un esempio, è in grado di consigliare al GOP di candidare Sarah Palin come VP insieme a McCain.

Siccome il buon giorno si vede dal mattino, s’è subito visto chi sono i blogger italici: gente che ha l’occasione per fare un intervista pepatella all’AD di Telecom, Bernabè, e invece che fa?

Domande banali, domande a risposta obbligata e perfino tentativi di promuoversi come fornitori di Telecom, come se questa non ne avesse già abbastanza fuori alla porta.

M’è bastata questa squallida conferenza stampa, mascherata da chiacchierata con i blogger, per capire l’andazzo della blogosfera italica che, come il resto del paesone è lì, con uno strumento potentissimo in mano, e aspetta Godot, cioè che qualcosa succeda, quando invece dovrebbe essere proprio la voce libera dei blogger a smuovere il pantano fetido che è diventata la terra dove il sì suona, nel senso che tutti, anche i blogger, dicono ormai solo signorsì.

Alcuni nostri grandi così avrebbero definito il blogger italico:

Uno (che) il coraggio non se lo può mica dare (Manzoni)
Tengo famiglia (Flaiano)
L’umanità la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà… (Sciascia).

La peste del debito oscuro

The plague of the black debt, uscito nel 1994, diceva che già allora si era a DEFCON 4 per l’accumulo di finanza di cartone basata sull’aria fritta.
E da allora nessuno ha fatto niente! Nè le banche centrali nè la politica!

Inoltre è stato lanciato l’euro, però senza una struttura europea di vigilanza e le banche hanno fatto un po’ come volevano.

Poi, con l’esigenza di trimestrali per accontentare gli analisti, con ricchi premi ai bancari tutti (receptionist comprese), s’è allargato il credito fino all’assurdo, come i mutui al 100% e anche ai precari.

A questo si sono aggiunte le stronzate di FED e BCE di dare bei scossoni ai tassi e l’edificio di carta ha cominciato a sbriciolarsi.

Ora che deve fare il risparmiatore?

Deve stare fermo e tranquillo, stare molto lontano dalle banche, tenersi liquido, allegerire le posizioni debitorie (mutui, prestiti, esposizioni) e fare due atti politici:

1) sollecitare le autorità a prendere in mano la situazione che non ha soluzioni tecniche, ma esclusivamente politiche;

2) inondare di proteste i politici di ogni colore perchè blocchino le assurde manovre dei monetaristi della BCE, perchè solo abbassando subito i tassi si potrà avere, non tanto una ripresa immediata, ma almeno un non peggioramento della crisi.

Inoltre la politica deve stabilire regole di vigilanza che riportino tutto il sistema bancario a regole classiche:

a) tassi proporzionali al rischio del prenditore,
b) contingentamento del credito per chi è a rischio,
c) divieto di partecipare al capitale di rischio delle imprese che devono cercarselo sul mercato.

Quest’ultimo è il bubbone infetto e non ancora scoppiato.

Quello che temo è che le banche, per rimettere a posto i loro conti, debbano far rientrare ASAP chi è molto esposto, costringendo anche molte PMI a fallire.

Vi rendete conto di quante aziende sono sommerse di debiti?

L’unica soluzione è perciò politica!

Purtroppo non vedo, nè in USA nè in EU, gente che abbia la forza per prendere in mano la situazione senza essere succube del timore reverenziale nei confronti di FED e BCE.

Fondi Pensione e banche sull’orlo del burrone

Come ricorderete qualche anno fa la politica italiana cincischiò per anni sulla necessità di costituire i Fondi Pensione “come ci stanno in America”.

La scusa, propagata con la grancassa da tutti i media e da tutti quelli che “ufficialmente” capiscono di economia, finanza e previdenza, era che il sistema pensionistico non ce l’avrebbe fatta a pagare le pensioni ai giovani.

Siccome già allora gli stipendi erano di mera sopravvivenza, e quindi era un po’ difficile convincere i giovani a mettere da parte soldi che non avevano, qualcuno ha fatto la bella pensata di usare il TFR. Un bel pacco di decine di milioni di euro l’anno.

Siccome la torta era veramente grande, si è scatenata la solita guerra civile italica di tutti contro tutti, perché proprio tutti ci volevano mettere mano, sindacati compresi.

Com’è finita lo sappiamo: quei pochi fondi che sono nati sono creature rachitiche perché la gran parte dei soldi sono finiti nel calderone dell’INPS o sono rimasti nelle mani delle aziende, che per altro danno un rendimento maggiore dei FP.

Così, la grande ventilatissima possibilità che, tramite i fondi, si potesse finanziare il capitale di rischio dell’industria italiana, e avviare così la ripresa economica, è del tutto sparita dai media e dall’agenda della politica. E nessuno ne parla più.

Sarebbe interessante capirne il perché.

Un’ipotesi malignetta che circola è quella che tutta la storia serviva solo a finanziare le banche che già allora sapevano di avere fondamenta di carta appoggiate su altra carta.

Può essere? Potrebbe, se consideriamo che i grandi gruppi mondiali del risparmio gestito sono moribondi o alla ricerca disperata di qualcuno che li salvi dalla bancarotta.

Ma non lo sapremo mai.
Il sistema finanziario è più oscuro di un buco nero.
Attenti a non buttarci dentro i vostri soldi!