Insetti Spia

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A Berkely, in California, covo di contestatori negli anni 60, si sono convertiti al militare, con una ricerca, finanziata dalla DARPA, per pilotare degli insetti per azioni di spionaggio e forse per eliminare nemici troppo protetti.

Quelli della DARPA si saranno chiesti: ma invece di mandare i Navy Seal, con elicotteri e tutto il resto, a far fuori il cattivo di turno, perché non ci mandiamo un insetto? Costo minimo e niente rifornimento in volo.

Un insetto opportunamente modificato, con l’inserimento di un chip elettronico, che ne permette il pilotaggio tramite uno smartphone.

Detto, fatto, gli scienziati di Berkeley hanno trasformato un grosso insetto volante in una specie di mini drone che potrà spiare conversazioni o magari lasciare un virus letale sulla maniglia della porta del gabinetto del cattivone nemico degli USA.

La cosa inquietante è che questo kit costa pochi dollari. Ed è in vendita. Per cui, chiunque, con un po’ di nozioni di anatomia degli scarafaggi, potrà trasformarli in un microfono volante per sapere cosa fa il maritino con la badante del nonno quando la moglie va a scuola a insegnare.

Nella cloud

Con l’iPad si mette fine alla storia del Personal Computer; ovviamente il PC non morirà subito e non sparirà del tutto, ma è certo che lo scenario prossimo venturo è quello dove la gente accede a dati e applicazioni che stanno da qualche parte nell’universo conosciuto e di cui non ci si deve preoccupare perchè qualcun altro gestirà macchine che non sappiamo dove stanno, che non c’interessa come funzionano e che funzionano sempre.

Una volta questo si chiamava outsourcing, oggi si chiama cloud computing, o cloud e basta.

Il futuro è quindi tutto in una nuvola anche se molti, come certe dattilografe abbarbicate alla macchina da scrivere, cercano di negare che questo stia accadendo e che stia accadendo adesso.

La scusa più frequente è che andare sulla nuvola non è sicuro, ma si tratta evidentemente di una
cosa che non regge perchè è chiaro che chi offre servizi sulla nuvola dovrà garantire l’affidabilità del suo servizio pena la sua uscita dal mercato.

E allora dov’è il problema?

Si tratta della solita paura del nuovo che è naturale condizione per la maggior parte dell’umanità che ha bisogno di un certo tempo per assimilare certi automatismi.

Anche andare a cavallo, usare la posta per scrivere a casa, salire su un’auto è stato un processo lento e che ha richiesto che la gente maturasse fiducia nel nuovo mezzon e lo stesso è avvenuto con la banca: la gente ha dovuto maturare l’idea di non tenere i propri denari in casa e di depositarli presso un altro, ma se pensiamo che oggi i denari non sono altro che registrazioni magnetiche su un disco di un sistema di elaborazione dati, non si vede perchè non dovremmo fare la stessa scelta con i nostri dati e le applicazioni, se chi li gestisce ci darà la stessa affidabilità che una banca ci fornisce per i nostri soldi.

Ovviamente sarà necessario che ci sia un quadro normativo che faccia da substrato legale perchè ci si possa fidare completamente e quindi dovrebbero essere i fornitori di servizi nella cloud che dovrebbero farsi parte attiva per creare delle regole severe, dello stesso genere di quelle che esistono per le banche, in modo da far crescere la fiducia ma anche per escludere dal mercato i peracottari della cloud.

iPad l’onorevole resa di Steve Jobs

Negli anni 70, nella California libertaria, culla di tutte le controculture e di tutti i tipi di esperimenti sociali, un gruppo di informatici eversivo decise di liberarsi dalla schiavitù del time-sharing, del dover utilizzare, quando permesso, un computer centrale di un’università, con il rischio, non secondario, che tutto finisse sotto l’occhio dell’FBI, della CIA o della NSA.

Nasce cosi il personal computer, una macchina anarchica non destinata a essere parte di un insieme, così come un’automobile è un uso strettamente personale con cui fare la spesa, portare i bimbi all’asilo e andarci a pomiciare con il partner del momento.

Ma, già all’inizio degli anni 80, il PC perde l’autonomia, nelle aziende viene messo in rete, poi asservito a un server, diventando così solo un terminale intelligente.

Con Internet il ciclo si chiude, il PC è oggi solo il terminale di applicazioni che sono nella rete, le sue caratteristiche di macchina “personale” sono sempre meno utilizzate e i minuscoli netbook, usati solo per navigare e leggere la posta, ne sono la prova, per altro di grande successo.

A questo punto è fatale il passo successivo: una macchina che serva solo come accessorio della rete, e l’iPad è perfetto per questo scopo.

Mobile, leggero, economico, il miglior sostituto di un PC dove non serve un “personal” computer ma solo un dispositivo capace di accedere e utilizzara la rete, perchè la gente vivd e vivrà sempre attaccata alla rete, condividendo la potenza di calcolo che è nella rete, e il sogno libertario di Steve Jobs morirà per mano del suo stesso artefice, certo, una morte onorevole e molto redditizia, ma pur sempre una sconfitta di chi pensava, tramite l’anarchia informatica, di fare fuori Biancaneve-IBM e i suoi mainframe.