Tassare di più i ricchi: funziona?

300 milionari lo vogliono per sanare le disuguaglianze

Fra i 300 milionari, c’è anche Abigail Disney – che siede su $110 milioni – insieme ad altri 299 che, come immaginerete, non hanno forzieri pieni di dollaroni dove tuffarsi come Zio Paperone.

Sicuramente, la loro ricchezza è in strumenti finanziari e immobili, che rendono ed accrescono la loro ricchezza, e quindi, siccome saranno azionisti e/o parte dei CdA delle aziende, perché – molto più semplicemente – non chiedono ai loro dirigenti di aumentare i salari – anche se questo farà diminuire i loro dividendi?

In fondo, come dimostra la battaglia sindacale contro UPS, le aziende, se costrette, i soldi li hanno per alzare i salari. Perché gli attuali salari sono solo il frutto di una guerra (antisindacale, condotta con l’uso dei media) che i ricchi hanno fatto contro i poveri e la stanno vincendo, come ha detto Warren Buffett:

“There’s class warfare, all right, but it’s my class, the rich class, that’s making war, and we’re winning.”

Ma mettiamo pure che i governi si decidano a tassare di più i ricchi, sarebbe una soluzione per alleviare i problemi dovuti alla disuguaglianza economica?

Forse si, forse no. Perché tassare significherebbe far passare i soldi dalle tasche dei ricchi nelle mani dei politici e dei loro reggicoda, che tendono anche loro a diventare ricchi (avete mai visto un politicante povero?) e poi hanno idee non attuali, né funzionali, per alleviare i problemi dei non ricchi.

Ipotizziamo la distribuzione di denari – sic et simpliciter – quello che si chiama UBI (Universal Basic Income) cioè un’elargizione a tutti di un reddito minimo. Che è una misura auspicata già dal governo Nixon per alleviare la povertà negli Stati Uniti.

Gli esperimenti dicono che funziona, ma scatena l’ira dei non-ricchi contro i poveri, come abbiamo visto con il RdC: il borghese piccolo piccolo odia i poveri, perché pensa che abbiano voluto diventare poveri per indolenza o perché geneticamente predisposti al parassitismo.

Tassare i ricchi per sostenere gli UBS (Universal Basic Services) cioè servizi di utilità di base che servono a noi tutti? Cioè dare a tutti istruzione gratuita (ma veramente gratuita, compresa quella universitaria), non far pagare le utility (acqua, luce e TLC), non far pagare il Trasporto Pubblico Locale (TPL), sanità per tutti (ma veramente gratis), l’abitazione, la cura di bambini ed anziani ed anche i servizi legali?

Potrebbe funzionare, perché molti di questi servizi sono già semi-gratuiti, tutti sono abituati a riceverli, senza scatenare odio di classe fra i non-ricchi ed i poveri.

Il problema è il come: perché sicuramente la politica allatta pesantemente sulla spesa pubblica, creando diseconomie, burocrazia e ritardi.

Forse sarebbe meglio che gli stessi milionari si occupassero di fornire, per intanto gli UBS, visto che essendo del settore privato possono fare con organizzazione, tecnologie e metodi efficienti ed efficaci come nessuno sa fare.

Possono comprare le aziende che erogano questi tipi di servizi e fornirli gratuitamente.