Catastrofe Italia

Le alluvioni in giro per l’Italia, dimostrano che il paese subirà impatti devastanti dal cambiamento climatico.

Soprattutto perché le popolazioni non sono disponibili a prendere atto che certi posti diventeranno inabitabili.

Non accade solo da noi: anche in US, molti si aggrappano alle fantasie più estreme (cavalcate anche da politici senza scrupoli) per non dover prendere atto che certi posti sono a rischio distruttivo per case, uffici, stabilimenti e persone.

In US, però, una certa migrazione è già in corso da parte di chi abbandona zone a rischio.

Ma in Italia sarà impossibile, data la enorme frammentazione antropologica localistica sacrale, per cui la gente è così arroccata sul proprio territorio che non prenderà mai in considerazione di spostarsi da zone senza possibilità di avere più acqua potabile o che saranno periodicamente sommerse da troppa pioggia, e da lave di fango.

Credere che basti sturare i tombini o rimuovere alberi dai fiumi, è solo un consolotorio scaricabarile sui politici quando i sistemi non possono più arginare la furia degli elementi violentati dagli uomini.

La California e i “dati cerebrali”

Una nuova legge protegge i dati nel cervello da usi impropri

Il 28 settembre 2024, la California ha fatto un passo storico verso la protezione della privacy mentale con l’approvazione di una legge che tutela i dati cerebrali dei consumatori. Questa legge, la prima del suo genere negli Stati Uniti, rappresenta una risposta alle crescenti preoccupazioni riguardo all’uso e all’abuso dei dati neurali raccolti da dispositivi tecnologici avanzati.

Dispositivi come caschi EEG, impianti cerebrali e altri strumenti di monitoraggio neurale sono diventati sempre più comuni, utilizzati non solo in ambito medico, ma anche per scopi commerciali e di intrattenimento. Tuttavia, la raccolta di dati così sensibili ha sollevato importanti questioni di privacy e sicurezza.

La nuova legge californiana estende le protezioni già esistenti nel California Consumer Privacy Act (CCPA) del 2018, includendo esplicitamente i dati neurali come categoria di informazioni sensibili. La legge definisce i dati neurali come “informazioni generate misurando l’attività del sistema nervoso centrale o periferico di un consumatore, che non sono dedotte da informazioni non neurali”. Questo significa che qualsiasi dato raccolto direttamente dal cervello o dai nervi di una persona è ora protetto dalla legge.

I consumatori hanno il diritto di sapere quali dati neurali vengono raccolti, di richiederne la cancellazione e di vietarne la vendita o la condivisione senza il loro consenso esplicito. Le aziende devono inoltre adottare misure per deidentificare i dati raccolti, riducendo il rischio di abusi e violazioni della privacy.

Le aziende che operano nel settore della neurotecnologia devono rivedere le loro pratiche di raccolta e gestione dei dati. Ma potrebbe anche essere un’opportunità per distinguersi come leader nella protezione della privacy dei consumatori.

La protezione dei dati cerebrali solleva anche importanti questioni etiche. La capacità di “leggere” i pensieri e le emozioni di una persona attraverso i dati neurali potrebbe portare a nuove forme di sorveglianza e controllo. È essenziale che la legislazione continui a evolversi per affrontare queste sfide e garantire che i diritti fondamentali delle persone siano protetti.

La nuova legge della California sulla protezione dei dati cerebrali rappresenta un passo avanti cruciale nella tutela della privacy in un’era di rapidi progressi tecnologici. Solo così potremo garantire che l’innovazione tecnologica avvenga in modo etico e responsabile.


La stanza dei bottoni

Nel 1962, Pietro Nenni (PSI) ha creato l’espressione “stanza dei bottoni”, una immaginifica metafora per illustrare un desiderio, durato 70 anni, di poter entrare nelle stanze ministeriali (e dintorni) dove immaginava, chissà quali magheggi si facessero, ovviamente ai danni dei cittadini, e per ingrassare la Vacca Bianca e di suoi mini alleati.

Ovviamente, una volta entrati nelle stanza dei bottoni, i socialisti avrebbero rivoltato tutto come un calzino. Come è andata, con il debito pubblico partito a razzo, lo sappiamo tutti.

Finita l’avventura socialista della stanza dei bottoni, sono arrivati tutti gli altri, tutti con la stessa voglia di mettere mano a leve e pulsanti, per aprire la mistery-box statale come “un scatoletta di tonno”, come si espresse un altro di quelli che ci ha voluto provare.

Oggi, ne abbiamo altri, anche loro baldanzosamente arrivati al mitico traguardo di mettere mano ai famosi bottoni.

Ma, manovrate tutte le leve, schiacciati tutti i pulsanti, e soprattutto visto il quadro (della disperazione), pare che anche loro debbano prendere atto che, come diceva un capocomico dell’avanspettacolo, “bambole, non c’è una lira”, e quindi bisogna tassare, tassare, e tassare, i soliti, ovviamente.