Tra Messa in Scena e Autenticità

La Tensione tra Napoli e il Resto d’Italia

Perchè c’è dell’astio, ma anche tanta attenzione, del resto degli italiani su Napoli?
Ve lo siete mai chiesto?

Negli ultimi 160 anni, l’identità italiana si è modellata non tanto sulla storia vera, ma sulla letteratura nazionale (che riguardava solo chi poteva studiare), ma poi, a valanga e per tutti:
– sulle immagini del cinema,
– quello dei telefoni bianchi del fascismo, falsissimo
– poi il neorelaismo, ancora più falso
– poi sulla Dolce Vita, una creazione puramente di fantasia
– poi sulla pubblicità TV, il condizionamento mercantile
– Fantozzi e i cinepanettoni, autoironia rafforzante
– fino ai format televisivi e ai talk-show degli anni 2000.

Questo ha prodotto una “messa in scena dell’identità”:
L’Italia, in altre parole, vive in una fiction di se stessa. E ogni nuova generazione eredita il personaggio, non la realtà.
Funziona: la gente è contenta di mettersi quella maschera.
Anzi cerca di imporla come l’unica che dovrebbero avere anche tutti gli altri.

Di fronte a questa messa in scena, c’è una popolazione, quella di Napoli, – unico caso al mondo di città che non è mai stata distrutta nè fisicamente né nella sua antropologia – che mostra se stessa senza interpretare mai una parte. Sempre.

Anzi, chi cerca di andare fuori del canone napoletano, finisce per doversene andare altrove, in mondi dove poi però esplode la contraddizione fra il vero se ed il se acquisito per imitazione dei locali, che a loro volta imitano il cinema e la TV.

E mentre gli italici imitano i falsi personaggi del cinema e della TV, a Napoli è il contrario: è l’artista che porta al pubblico la sua essenza, la sua antropologia, la sua tradizione, senza maschera, senza trucco e senza inganno.

Quindi, non c’è possibilità di comprensione da parte degli italici dei napoletani, e da parte dei napoletani non c’è, e non c’è mai stato, nessun interesse verso gli altri italici, e neppure nessuna critica al loro modo di essere.