Un mondo pirandelliamo dove ognuno può essere 8b di identità, di cui nessuna vera, neppure per se stesso, e dove si recita anche l’amore, cioè il sentimento della massima sincerità.
Questa riflessione nasce da due eventi di ieri: chiacchiarata con un madre preoccupata del futuro “sentimentale” della figlia, e la tragedia di una ragazza morta durante una festa con “amici”, che pare non siano così amici, visto che nessuno “sa” com’è morta.
Due giovani donne, una che potrebbe finire in pericolo, una che non si aspettava il pericolo da una festa tra “amici”.
Viviamo in un’epoca di libertà affettiva assoluta, ma anche di fragilità relazionale crescente. Non è un giudizio morale, è un dato statistico: i tassi di separazione e divorzio sono esponenziali.
Una volta le relazioni nascevano in contesti di prossimità e interconnessione sociale. Le famiglie si conoscevano, le storie si sviluppavano in ambienti dove esisteva una rete di relazioni stabili e trasparenti. Questo sistema aveva limiti evidenti, ma offriva anche alcuni vantaggi pratici che oggi abbiamo perso:
– Trasparenza comportamentale: era più difficile costruire identità fittizie quando tutti conoscevano la tua storia
– Responsabilità sociale: comportarsi male aveva conseguenze concrete nella comunità di appartenenza
– Compatibilità valoriale: condividere contesti culturali simili riduceva molti attriti relazionali
– Reti di supporto: le crisi si affrontavano con il sostegno di famiglie e amicizie che conoscevano entrambi i partner
Oggi le donne soprattutto (ma anche gli uomini) si muovono in un panorama affettivo infinitamente più ampio ma anche più opaco.
Il paradosso è pirandelliano: nell’epoca in cui teoricamente potremmo sapere tutto di tutti, siamo circondati da 8 miliardi di identità non verificabili.
Ognuno è “uno, nessuno e centomila” – può reinventarsi a ogni app, a ogni incontro, a ogni città: Le piattaforme online permettono di cambiare maschera continuamente, con una conseguente opacità su chi è quello dietro lo schermino.
La libertà di scegliere chiunque, ovunque, ha portato nuove opportunità ma anche nuovi rischi: partner senza storia verificabile, relazioni senza radici, legami che si dissolvono senza conseguenze sociali, ma ferite non risanabili,
Da questo, legami fragili, e anche opportunistici, di chi tratta il cuore di un’altra persona “come fosse un barattolo” da calciare.
Siamo nell’epoca dell’informazione totale e dell’opacità relazionale assoluta. Possiamo sapere cosa ha mangiato uno sconosciuto a colazione, ma non possiamo verificare se chi dice di amarci è davvero chi dice di essere.
Non si tratta di rimpiangere il passato o auspicare un ritorno ai matrimoni combinati, o quelli d’interesse (che funziona sempre!)
Si tratta di riconoscere che la prossimità sociale e culturale rimane un fattore statisticamente rilevante per la stabilità delle relazioni.
“Partner e buoi dei quartieri tuoi?”, estemizzando!
Ma forse la lezione non è tornare indietro, ma essere più consapevoli: in un mondo di infinite possibilità, scegliere partner che condividono non solo attrazione ma anche contesti, valori e reti sociali potrebbe non essere limitazione, ma saggezza pratica.
La modernità ci ha dato la libertà di scegliere, e una enorme platea dra cui scegliere. Ma non ci ha insegnato come scegliere.
E la cattiva scelta porta solo a solitudine, e scalate in solitaria