Scusate se uso i vecchi termini, ma sono stufo di questa casta di mariuoli, sessuonomi e cocainomani (di ogni colore politico) che ci prende per i fondelli cambiando solo il nome alle cose in modo che tutto cambi e tutto sia molto peggio di prima, per noi, ovviamente.
In una terza liceo, su 20 ragazzi, solo 5 promossi (25%), 5 bocciati (25%) e 10 rimandati (50%); uno addirittura in tutte le materie con corsi di recupero obbligatori e, infatti, il soggetto era molto spaventato dal dover studiare in due mesi tutte le materie.
Insomma, in qualche modo, un’altra a riforma rabberciata è stata applicata acriticamente, ma ci dovremmo interrogare su queste percentuali che, se fossero il risultato di una qualsiasi forma di produzione, sarebbero segni inequivocabili di dover chiudere quell’opificio fallimentare.
Restando alla brutalità dei dati di questa terza classe, essi dicono che:
1) il 25% dei pezzi sono scarti di lavorazione;
2) solo un 25% è defect-free;
3) il 50% va riportato in fabbrica per correggere i difetti.
In definitiva la fabbrica ha sfornato solo un quarto di prodotti buoni, il che mi sembra anche peggio di quello che faceva FIAT prima della cura Marchionne.
Ovviamente la fabbrica dirà che il problema era la materia prima che non era adatta!
L’argomento “scuola” è fondamentale per un popolo che vuole crescere e prosperare. La scuola attuale non è adeguata, da molto tempo, a questa prospettiva. Si impngono materie e programmi senza tener conto delle capacità degli insegnanti (sempre più scadenti e demotivati) e senza considerare le attitudini e gli interessi dei ragazzi, senza individuare e valorizzare i loro talenti e potenzialità. Non si propongono principi e valori di riferimento, non si trasmette passione e cultura, non si prospetta una metodologia di studio adatta ai singoli studenti; ogni insegnante va per la propria strada, con le proprie convinzioni, disattenzioni e impostazioni, senza curarsi di quanti riescono a seguirli (sperando poi che la strada che seguono sia buona …).Si è lontani, quasi all’opposto, dal senso della vita e dal mondo del lavoro; ad esempio: si demonizza la “copia”, invece di insegnare a “saper copiare”, oppure si giudica il singolo, mettendolo in competizione con gli altri singoli, senza valorizzare il lavoro di gruppo e la comunicazione al suo interno, la sua organizzazione, la ripartizione di ruoli in funzione delle singole capacità ed attitudini, la solidarietà, l’impegno verso un obiettivo etc.Nessuno si sente responsabile di questo fallimento, addossando la colpa ai ragazzi ed ai mali della società attuale.Leggevo che nel terzo mondo, in situazioni molto disagiate, i ragazzi sono “felici” di andare a scuola (noi abbiamo perso questa occasione di felicità, togliendola a noi ed ai nostri ragazzi). Forse un po’ di severità non farebbe male, ma la base su cui costruire è l’amore (quello che forse trova maggiore spazio nelle condizioni disagiate del terzo mondo).