Offshoring in America?

Se non sono stati i primi, sicuramente gli americani sono stati tra i primi a delocalizzare siti produttivi e funzioni all’estero, in quei paesi con salari più bassi e magari più larghi di manica sulle condizioni dei lavoratori.

C’eravamo abituati a comprare le americanissime scarpe NIKE e trovare l’etichetta Made in China e perfino Made in Vietnam, alla faccia di tanti anni di guerra, napalm e violenze di ogni genere.

Fra poco però ci potrà capitare che, guardando dentro a una borsa di una griffe europea, ci troveremo un bel Made in USA. Proprio così!

I governatori di molti stati USA, gente che prende veramente a cuore le sorti del proprio stato e non va perdendo tempo in congressi o a fare investimenti in aviolinee cotte, decotte e stracotte, stanno corteggiando le aziende europee per convincerle a fare offshoring dalle loro parti.

Quello che offrono è una legislazione più favorevole alle imprese, manodopera qualificata, o da riqualificare a spese dello stato, nonchè un dollaro debole, che si deprezza sempre di più contro l’euro forte grazie alle follie della BCE; dulcis in fundo, anche incentivi economici per chi costruisce stabilimenti in America come hanno fatto già con la Volkswagen.

E da noi? ICI o non ICI, grembiule o non grembiule, braccialetto o non braccialetto.

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