Verità contabile

In un post dedicato a Luca Pacioli consideravo l’impossibilità di conoscere la realtà contabile di un’azienda atteso che tutto non è che una registrazione magnetica, fatta nello stesso disco di un unico sistema informatico, che non è il massimo dell’affidabilità dei dati.

Dall’India ci giunge notizia che una grande azienda informatica, la Satyan, in sanscrito “Verità”, praticamente per anni ha avuto libri contabili falsi.

Detta così, qualcuno s’immagina libroni rilegati, e con il timbro notarile, che siano stati artefatti con la scolorina, ma pochi si rendono conto che tutto questo è reso banale dall’informatica che ha reso tutto del tutto incerto.

La verità contabile, come quella di Rashmon, è ormai inafferabile, evanescente e a completa discrezione di chi scrive qualcosa su un disco seguendo solo i suoi interessi.

Ma questo non sarebbe un problema se la gente avesse una buona dose di diffidenza.

Invece vediamo ancora gente che a frotte, a greggi e a mandrie va a investire sui titoli privati o pubblici senza una sola certezza di cosa quei pezzi di carta veramente rappresentino.

E poi si dice che non c’è più fiducia. Forse ce n’è pure troppa!

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