Storia di un ascensore


Quando comprai casa Milano, mi piacque molto il fatto che ci fossero due ascensori e che l’utilizzo degli stessi fosse abilitato da una chiave nelle ore e nei giorni di assenza del portiere.

Due ascensori sono backup uno dell’altro, e se si abita a un piano alto e magari si è anziani, disabili o semplicemente con le buste della spesa da portare su, averne uno, sicuramente funzionante, è una bella certezza.

Poi ci sono stati furti, in orari non di servizio del portiere, ed era evidente che chi era salito ai piani alti aveva manomesso la serratura dell’ascensore, che poi si apriva con una chiavetta tipo quella delle cassettiere. Non il massimo della deterrenza.

Allora si è pensato di sostituire, alla serratura meccanica, una elettronica, che attiva l’ascensore mediante una specie di telecomando da avvicinare al sensore.

Il problema è che si ti viene a fare visita qualcuno, un fornitore deve portarti su delle cose, o il medico dell’INPS deve fare la visita fiscale, bisognava che qualcuno scendesse a prenderlo per attivare l’ascensore.

Un po’ di riflessioni e il problema è stato risolto brillantemente: quando uno suona al citofono, e dall’appartamento si comanda l’apertura del portone, l’ascensore scende al piano terra e l’ospite può utilizzarlo senza la necessità del telecomando.

Morale della favola? È che l’elettronica è in grado di fare con poco sforzo un sacco di cose che agevolano la nostra vita, ma si deve trovare un gruppo di persone che vogliano risolvere un problema in modo nuovo e un tecnico della materia che si senta stimolato dalla sfida.

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