.. neppure sotto un feroce dittatore.
Per quale ragione l’azienda tramviaria ci tiene a informare il mondo che da quel punto, e solo da quel punto della stazione inizia la sua competenza?
Forse per stabilire che se uno si fa male oltre il confine deve fare causa ai ferrovieri e non ai tramvieri?
O per informare gli addetti alle pulizie che non devono raccogliere una cartaccia al lá della sottile linea grigia dove inizia la competenza ferroviaria?
Oppure è un monito per gli addetti alla sicurezza, in anfibi e basco da assaltatore, che il senza biglietto che scappa nell’altra stazione è ormai in salvo come Melanie Griffith in “Vite sospese” quando Michael Douglas, con 4 pallottole in corpo, la scarica oltre il confine svizzero-tedesco?
M’immagino quante riunioni sono state fatte per decidere dove mettere il cartello, e gli avvocati che hanno dovuto studiare sentenze di cassazione, leggi nazionali, regionali e comunali, nonchè i regolamenti interni e quelli dell’azienda confinante per stabilire se andava messo, come andava messo, dove esporlo e cosa scrivere.
E ovviamente le gare di appalto, l’apertura delle buste, gli eventuali ricorsi al TAR e finalmente il collaudo finale che permette al pintore d’insegne di riscuotere la giusta mercede.
Chi si meraviglia di milioni di processi arretrati, e pensa che siano solo feroci liti fa condómini e non anche cause di competenza territoriale, non si rende conto che questo deriva dal bisogno atavico degli italici di essere certi di tutto, il che porta a una iper-legislazione e a una iper-regolamentazione che fa la felicità di chi utilizza la legge, la leggina e la sentenza per intrugliare le acque a suo uso e consumo, PA compresa.
Purtroppo, neppure un Deng Xiaoping potrebbe cambiare questa situazione, anche perché fa comodo a tutti gli italici avere un’arma da utilizzare per ritardare un pagamento o negare un diritto.
Ne soffrono solo quelli che se ne vanno, quelli che cercano altrove un posto con meno leggi e un po’ più di giustizia.