Scopo della tecnologia è eliminare il lavoro umano, perché costoso. Alla fine XIX secolo, circa il 50% della forza lavoro era impiegato in agricoltura, oggi, lo è solo il 2%.
Fra il XIX e il XX secolo, la più grande categoria di posti di lavoro era nell’aiuto domestico. Con l’avvento degli elettrodomestici è stata eliminata gran parte della necessità di lavoro domestico ormai una cosa solo per ricchi e benestanti.
Il settore manifatturiero è quello che ha già automatizzato tantissimo, eliminando posti di lavoro, ma con paradigmi come la Industry 4.0 e l’Internet of Things, saranno eliminati altri posti in fabbrica, sostituiti da robot, sensori, software e Intelligenza Artificiale.
Il software sta anche eliminando sia il lavoro d’ufficio ma anche il personale impiegato per il commercio al dettaglio, che viene sostituito dalla vendite via Internet.
Ovviamente, quando la tecnologia elimina milioni di posti di lavoro, c’è un declino dei salari, per la concorrenza fra i lavoratori che si offrono per occupare i pochi posti disponibili, e in questo modo la percentuale di reddito nazionale che va al lavoro diminuisce. Questo implica meno soldi per i consumi, e una pressioni sui prezzi per tenerli bassi, che è il massimo fattore di deflazione.
Ma la tecnologia permette anche di produrre a prezzi più bassi, sia perché sparisce il fattore lavoro ma anche perché le nuove tecnologie, di cui sono fatti i prodotti, costano poco.
Un portatile nel 1994 costava 6mila euro. Oggi, una macchina con prestazioni 10 volte maggiori, costa 10 volte di meno, e questo erode i profitti delle aziende e le costringe a competere ancora di più sui prezzi per restare sul mercato.
E poi ci sono i fattori di scala: un tablet Android, con funzionalità completa, si può comprare, all’ingrosso, in Cina, per soli 40 dollari.
Ma più tecnologia significa anche più efficienza, quindi minori consumi in petrolio, acqua, gas, elettricità, e questi minori consumi sono un’altra spinta alla deflazione.
E, infine, la disponibilità di tecnologie potenti a basso costo, permette di creare sempre nuovi prodotti e servizi, che mettono fuori mercato gli attori esistenti: la fotografia digitale ha distrutto quella basata sulla chimica, le vendite via internet, il commercio al dettaglio, e tutto questo porta ad effetti sulle aziende che non riescono ad adeguarsi e a competere con i nuovi arrivati, con un effetto a cascata anche sulle valore delle azioni di queste aziende, sui loro dividendi e, ovviamente, su chi vede sparire una rendita.
In definitiva, la deflazione attuale, che Larry Summers ha battezzato “secolare”, è un sottoprodotto dello sviluppo tecnologico, che non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti, che nessuno riesce neppure a immaginare, perché non sono lineari ma esponenziali.