PMI e Intelligenza Artificiale

Le Ai non sono un nemico ma un’opportunità

Negli anni a venire, il panorama imprenditoriale sarà trasformato dall’Intelligenza Artificiale (IA). Entro il 2034, il 70% delle attività di ufficio potrebbe essere automatizzato, portando a una rivoluzione nella gestione aziendale. Ma cosa significa questo per i piccoli imprenditori? E come possono prepararsi?

Cosa Cambierà?

Le tecnologie IA stanno evolvendo verso sistemi autonomi che eseguono attività complesse come:

  • Rispondere a e-mail.
  • Pianificare riunioni.
  • Gestire progetti.
  • Analizzare dati.

Questi sistemi non si limitano ad automatizzare un compito alla volta: possono collaborare tra loro per risolvere problemi complessi in tempo reale. Ad esempio, un’IA potrebbe gestire un reclamo cliente analizzando inventari, proponendo soluzioni e organizzando la spedizione di un prodotto in pochi secondi.

Perché È Importante per le Piccole Imprese?

  1. Risparmio di Tempo e Risorse: Automatizzare attività ripetitive permette di dedicare più tempo a strategie di crescita.
  2. Miglior Servizio Clienti: Risposte rapide e personalizzate migliorano la soddisfazione dei clienti.
  3. Competitività: Adottare l’IA può dare un vantaggio rispetto ai concorrenti che tardano ad adattarsi.

Come Prepararsi?

  1. Investire in Formazione:
    • Familiarizzare con strumenti di IA accessibili e scalabili.
    • Formare il personale sulle competenze necessarie per collaborare con questi strumenti.
  2. Adottare Soluzioni Graduali:
    • Iniziare con strumenti semplici come chatbot per il servizio clienti o software per la gestione delle vendite.
  3. Valorizzare le Competenze Umane:
    • Concentrarsi su abilità che l’IA non può sostituire: creatività, empatia, costruzione di relazioni.
  4. Costruire un Brand Forte:
    • In un mondo dove l’IA automatizza le attività, il successo dipenderà dalla capacità di creare connessioni autentiche con i clienti attraverso il proprio marchio e la propria storia.

Un Messaggio ai Piccoli Imprenditori

L’IA non è un nemico, ma un alleato. Con un approccio strategico, i piccoli imprenditori possono trarre vantaggio da questa rivoluzione, mantenendo il controllo sul proprio futuro. L’obiettivo non è solo sopravvivere, ma prosperare in un’era di opportunità senza precedenti.

Una poltrona per due…

…e il paraocchi per tutti

Ogni Natale, l’Italia si riunisce religiosamente davanti alla TV per guardare “Una poltrona per due”.

Un rito collettivo, un evento immancabile, quasi più sacro del panettone ed un cine-panettone.

Ma vi siete mai chiesti cosa significhi davvero questa passione per un film che, ironia della sorte, ci sbatte in faccia come siamo pedine in mano ai grandi finanzieri?

Il “succo” del film, diciamolo chiaramente, è un’operazione chirurgica di manipolazione dei mercati: i Duke, due squali della finanza, scommettono sul destino di due persone come se fossero cavie da laboratorio, dimostrando che chi detiene il potere economico può giocare con le vite degli altri.

E voi, italiani, adorate questo spettacolo.

Vi scompisciate dalle risate guardando Louis e Billy Ray ribaltare la situazione, ma poi, finito il film, torniamo a riempire i carrelli con prezzi gonfiati, a investire in fondi che non capiamo e a indignarci per lo spread… ignorando che il sistema che ci opprime è proprio quello che il film ridicolizza.

Invece di cogliere il messaggio, ci limitiamo a memorizzare le battute di Eddie Murphy e Dan Aykroyd. Quasi nessuno si ferma a riflettere: “Aspetta un attimo, ma questa manipolazione dei mercati non è poi così lontana dalla realtà. Non è che stiamo ridendo di noi stessi? Di come veniamo fregati ogni giorno?” No, meglio fare il tifo per gli eroi, dimenticando che nella vita reale i Duke vincono sempre. Sempre.

Ecco la verità amara: *Una poltrona per due* non è solo una commedia. È un documentario mascherato da farsa, una finestra sul mondo della finanza dove i piccoli – cioè voi – servono solo per ingrassare i grandi. Ma finché c’è da ridere, chi se ne frega. Anzi, magari qualche italiano si è pure messo in testa di fare il “colpaccio” in borsa dopo aver visto il film, pensando di essere furbo come Billy Ray. Peccato che nella vita reale, la manipolazione finanziaria non finisce con un lieto fine per chi è piccolo e inesperto.

Quindi sì, ridete pure. Ma ricordatevi che ogni risata su quella poltrona è un applauso per chi, fuori dallo schermo, vi prende per il naso. E no, non sarà una commedia quando ve ne accorgerete che vi hanno fottuto.

Perchè le crypto sono ok…

…anche se sono un classico FOMO

Attenzione! Questo articolo non è un consiglio per investire!

Era il 1960, ero in terza media, e la mia scuola statale (un appartamento!) era stata ripresa dai proprietari. Così noi andavamo di pomeriggio in una scuola magistrale.

Questo significava entrare a scuola proprio quando usciva il fior fiore delle magistraline, cosa che creava un certo “dramma”: andare a scuola o fare filone?

Un giorno di sole, mentre aspettavamo di entrare, arrivò un soggettone con una “scoperta”: un metodo per fare soldi attraverso uno schema piramidale. All’epoca non conoscevamo né la truffa né il suo funzionamento.

Arrivò il nostro professore di matematica, un tipo burbero, che amava farci capire le cose in modo pratico. In classe, ci spiegò come funzionava uno schema piramidale: dal punto di vista matematico e del suo inevitabile fallimento. Ci mostrò che, prima o poi, la catena si sarebbe interrotta. I primi dello schema avrebbero guadagnato, mentre gli ultimi avrebbero perso soldi e la fiducia nell’umanità.

Le criptovalute oggi sembrano seguire un principio simile. Sebbene inizialmente fossero proposte come una “honey trap” (cioè un’esca), destinate a chi cercava un sistema di valori non tracciabile, il loro utilizzo reale sembra aver preso una piega diversa. Criminali, terroristi e faccendieri, attratti dall’idea, sono stati comunque tracciati da chi dispone dei mezzi per farlo.

Come uno schema piramidale, il successo delle criptovalute dipende dall’arrivo di nuovi investitori. Perché funzionano nonostante il rischio? Perché ci sono sempre persone attratte dalla paura di perdere un’occasione (quella che gli americani chiamano “Fear of Missing Out”, o FOMO).

Secondo un rapporto di Crypto.com, nel 2023 il numero totale di utenti di criptovalute è aumentato del 34%, passando da 432 milioni a 580 milioni. Nel 2024, il numero ha raggiunto i 617 milioni. In Italia, i dati dell’Organismo Agenti e Mediatori (OAM) indicano che oltre un milione di persone possiedono criptovalute, con un portafoglio medio di circa 820 euro. Con il 2,4% della popolazione coinvolta, l’Italia si posiziona al settimo posto in Europa.

Le criptovalute, quindi, continuano ad attrarre milioni di nuovi utenti, e questo, collegato all’enorme numero di persone che popolano il pianeta -8b in crescita – dovrebbe permettere allo schema di non fermarsi, a meno di interventi e divieti dei governi, o di eventi imprevedibili.

Ma come ci insegnò il mio professore di matematica, può sempre accadere che lo schema si blocchi, e chi arriva per ultimo rischia di rimanere con un pugno di mosche.








Catastrofe Italia

Le alluvioni in giro per l’Italia, dimostrano che il paese subirà impatti devastanti dal cambiamento climatico.

Soprattutto perché le popolazioni non sono disponibili a prendere atto che certi posti diventeranno inabitabili.

Non accade solo da noi: anche in US, molti si aggrappano alle fantasie più estreme (cavalcate anche da politici senza scrupoli) per non dover prendere atto che certi posti sono a rischio distruttivo per case, uffici, stabilimenti e persone.

In US, però, una certa migrazione è già in corso da parte di chi abbandona zone a rischio.

Ma in Italia sarà impossibile, data la enorme frammentazione antropologica localistica sacrale, per cui la gente è così arroccata sul proprio territorio che non prenderà mai in considerazione di spostarsi da zone senza possibilità di avere più acqua potabile o che saranno periodicamente sommerse da troppa pioggia, e da lave di fango.

Credere che basti sturare i tombini o rimuovere alberi dai fiumi, è solo un consolotorio scaricabarile sui politici quando i sistemi non possono più arginare la furia degli elementi violentati dagli uomini.

La California e i “dati cerebrali”

Una nuova legge protegge i dati nel cervello da usi impropri

Il 28 settembre 2024, la California ha fatto un passo storico verso la protezione della privacy mentale con l’approvazione di una legge che tutela i dati cerebrali dei consumatori. Questa legge, la prima del suo genere negli Stati Uniti, rappresenta una risposta alle crescenti preoccupazioni riguardo all’uso e all’abuso dei dati neurali raccolti da dispositivi tecnologici avanzati.

Dispositivi come caschi EEG, impianti cerebrali e altri strumenti di monitoraggio neurale sono diventati sempre più comuni, utilizzati non solo in ambito medico, ma anche per scopi commerciali e di intrattenimento. Tuttavia, la raccolta di dati così sensibili ha sollevato importanti questioni di privacy e sicurezza.

La nuova legge californiana estende le protezioni già esistenti nel California Consumer Privacy Act (CCPA) del 2018, includendo esplicitamente i dati neurali come categoria di informazioni sensibili. La legge definisce i dati neurali come “informazioni generate misurando l’attività del sistema nervoso centrale o periferico di un consumatore, che non sono dedotte da informazioni non neurali”. Questo significa che qualsiasi dato raccolto direttamente dal cervello o dai nervi di una persona è ora protetto dalla legge.

I consumatori hanno il diritto di sapere quali dati neurali vengono raccolti, di richiederne la cancellazione e di vietarne la vendita o la condivisione senza il loro consenso esplicito. Le aziende devono inoltre adottare misure per deidentificare i dati raccolti, riducendo il rischio di abusi e violazioni della privacy.

Le aziende che operano nel settore della neurotecnologia devono rivedere le loro pratiche di raccolta e gestione dei dati. Ma potrebbe anche essere un’opportunità per distinguersi come leader nella protezione della privacy dei consumatori.

La protezione dei dati cerebrali solleva anche importanti questioni etiche. La capacità di “leggere” i pensieri e le emozioni di una persona attraverso i dati neurali potrebbe portare a nuove forme di sorveglianza e controllo. È essenziale che la legislazione continui a evolversi per affrontare queste sfide e garantire che i diritti fondamentali delle persone siano protetti.

La nuova legge della California sulla protezione dei dati cerebrali rappresenta un passo avanti cruciale nella tutela della privacy in un’era di rapidi progressi tecnologici. Solo così potremo garantire che l’innovazione tecnologica avvenga in modo etico e responsabile.