Gatto di stato

Se qualcuno fosse curioso di sapere che fanno i deputati italici al parlamento UE (al modico stipendio di 130.000 € l’anno) sarà lieto di sapere che tre deputate hanno proposto una legge per concedere un animale agli anziani soli, prevedendo anche dei soldi pubblici per il mantenimento della bestiolina.

Potrebbe avere una sua logica, però ne vedo difficile l’applicazione.

Un paio di righi in più sul 730 per mettere il codice fiscale del cane o del gatto non sono un problema, ma come si fa per gli anziani che tengono un acquario pieno di pesci rossi? Mica possiamo discriminarli!

E le vecchine che buttano il mangime ai colombi, non le vogliamo aiutare?

E le gattare che accudiscono tribù di mici, micette e micioni fra i ruderi del Foro Romano non sono degne di un contributo statale, magari a valere sui fondi del MIUR?

E le necessarie perequazioni per taglia e numerosità? Non mi sembra equo che la sottile bionda che passa tutte le mattine, trascinata da due giganteschi pastori maremmani, abbia gli stessi contributi che prenderei per la mia gatta Pezza (codice fiscale MRS PZZ 04L71 F224R ?) che, fra sabbiolina, croccantini, carne e veterinario mi costa un 300 euro l’anno…..

Però! Forse non è male come legge!

Banche: che fare?

Il prof Garicano della London School of Economics ha dovuto fare qualche capriola verbale per (non) spiegare a Sua Maestà Elisabetta II perchè nessun economista avesse previsto la crisi , e pare che la regina ci sia rimasta così male della non-risposta che qualcuno dei suoi cortigiani s’è rammaricato di non essere ai tempi di Elisabetta Tudor che avrebbe fatto tagliare la testa all’impudente professore che se n’era uscito con una bestialità: ogni economista aspettava che qualche collega s’accorgesse della crisi prossima ventura.

Cosa del tutto falsa perchè Robert Shiller, che aveva già previsto la bolla internet in Euforia Irrazionale, aveva scritto, in Nuovo Ordine Finanziario, che sarebbe scoppiata quella immobiliare, causata da prestiti troppo facili, e presentava anche il rimedio all’incertezza, alla base di ogni credito, con la creazione di un archivio mondiale dove fossero censiti i dati finanziari di tutti i soggetti economici.

Tra il dire e il fare, e sopratutto l’ascoltare i saggi con la vista lunga, c’è sempre un oceano di chiacchiere nei salotti TV, e intanto la bolla scoppia e si tira dietro le banche ed il loro castello di strumenti finanziari, basati su altri strumenti effimeri, a formare un gomitolo inestricabile la cui risoluzione non può che essere quella di Alessandro quando tagliò il nodo gordiano con la spada, vale a dire che l’unica soluzione è del potere politico, che ha la forza per imporre soluzioni estreme.

Sicuramente, come suggerito da Robert Shiller, occorre creare questa centrale rischi mondiale, e se ne è accorto anche il serafico Trichet e i suoi scagnozzi, quando chiedono l’istituzione di una vigilanza europea (otto anni dopo la rabberciata introduzione dell’euro), ma occorre anche salvare, con un atto straordinario d’imperio, le banche tutte, anche quelle che non vogliono essere salvate e che stanno raschiando il barile.

L’unica soluzione è che gran parte del settore del credito nella UE, ma direi anche nel resto del nord del mondo, sia nazionalizzato o, come dice Jacques Attali, europizzato, in quanto la UE, che non ha debiti, ha la forza finanziaria per acquisire le macerie delle banche.

D’altra parte, eliminati gli arzigogoli dei derivati, la concessione del credito, basato su dati oggettivi, è cosa semplice e con poche regole: prestiti a tassi bassi a chi è solvibile, prestiti proporzionalmete più cari per gli altri, nessuna partecipazione al rischio d’impresa. Una semplice attività burocratica.