Sessanta milioni di baionette

Radio24 ha sparato eccitatissima la notizia che siamo finalmente sessanta milioni di italici, extracom compresi.
Una notizia che fa il paio con le geremiadi ascoltate a un convegno, sempre del Sole24Ore, dove si paventava che, fra 50 anni, e se le donne italiche non si mettono a figliare come coniglie, gli italici saranno solo 40 milioni.
Ma a che serve essere in tanti?
Perchè servono giovani per pagare le pensioni ai vecchi, si dice.
Però si vuole anche si vada in pensione a 65 e forse anche a 70 anni, per cui a una persona rimarrebbero solo 20 a 16 anni di vita alle spalle di chi lavora e, sopratutto, di produce qualcosa di vendibile e di esportabile per comprare petrolio per riscaldarci.
Ma, con l’avanzare dell’automazione e della robotica, a che serve tanta gente?
Con la crisi attuale quanti ex operai dovranno riciclarsi come portinai al posto di extracom?
Quante operaie, invece di sporcarsi di grasso di macchina, andranno a fare compagnia a una povera anziana oggi affidata alle cure, spesso non amorevoli di una badante slava?
E qualcuno calcola quanto costa il fatto che per ogni persona si devono bruciare 4,94 litri di petrolio greggio al giorno?
E ovviamente nessuno ricorda che a Mussolini gli otto milioni di baionette non sono serviti a niente contro i bombardieri che demolivano le città italiane, comodamente, da 20.000 piedi.

Elezioni sarde in sordina

Delle elezioni in Sardegna pare che non interessi a nessuno e di questo se ne dolgono i giornalisti difensori, un tanto a marchetta, della democrazia.

Ma, trattandosi di un’elezione regionale perchè dovrebbe fare rumore? In fondo riguarda solo 1,6 milioni di abitanti e non può essere considerata per niente un test, pro o contro qualcuno, anche perchè le recenti vicende economiche dimostrano che nessun governante può fare alcunchè, e non solo da noi, basti vedere cosa sta succedendo in UK dove hanno praticamente perso il controllo della situazione bancaria.

Nasce però un problema: le strutture di governo locali e nazionali non sono più adatte in un sistema planetario altamente interconesso dove è più importante cosa avviene a NYC piuttosto che a Cagliari o a Roma.

E’ la nostra classe dirigente (nessuno escluso) che crede ancora di poter influire su processi che sono diventati abbastanza automatici, basati principalmente sull’ingordigia di executive e dei loro azionisti che (passata l’attuale buriana) si spingeranno di nuovo verso mete ancora più azzardate, sicuri che nessuna punizione adeguata sarà loro comminata.

E mica siamo in Cina dove per un po’ di latte alla melamina si finisce con un colpo di pistola alla nuca; nell’Occidente democratico si va solo in galera. Forse.

Qualcuno si ricorda di un certo Michael Milken, l’inventore dei titoli spazzatura, quelli che oggi si chiamano tossici? E’ stato condannato a 10 anni, ma ha fatto solo 22 mesi di carcere.

Ne è valsa la pena?

Secondo Forbes, Milken ha oggi un reddito netto di 2,1 miliardi di dollari che ne fa la 458ma persona più ricca del pianeta.

Vedete un po’ voi se è il caso di preoccuparsi delle elezioni in Sardegna.

Un po’ di trading?

Un dì funesto, grazie al parlar forbito di un bel ingegno, si è prima demonizzata e poi demolita la tranquilla foresta pietrificata bancaria.

E da quel dì fatale i banchieri si sono buttati nel mercato con un’avventatezza di molto superiore a quella di Alice quando s’infilò nella tana del Bianconiglio, dove tutto è del tutto assurdo, anche se del tutto razionale, come il fatto che il Cappellaio Matto festeggi ogni giorno il suo Non-Compleanno.

Com’è finita lo sappiamo, però, a differenza della candida Alice, le banche non sono tornate dal paese delle meraviglie senza danni e con tanti insegnamenti in più.

Le ferite, tante e non ancora rimarginate, se non purulente, sanguinano ancora e, purtroppo, anche se colpiti nella loro pelle più sensibile, quella del portafogli, non pare che la severa lezione sia servita ai banchieri.

Anzi! Ieri un dirigente di alto grado, evidentemente mandato allo sbaraglio senza un opportuno media training, si è esposto al pubblico ludibrio quando ha invitato la gente a fare trading on-line, una mossa del tutto razionale, ma solo per lui!

E questo basterebbe a spiegare perchè questi emuli di Alice siano così messi male: mancano i fondamentali della comunicazione che, in una fase così critica, è essenziale padroneggiare per evitare di allargare il buco della credibilità.

Non è il momento di metterci pezze, oramai. Bisogna cambiare.
Come farebbe la Regina di Cuori: tagliando un po’ di teste.

Crisi: effetti collaterali involontari.

Per effetto della crisi finanziaria, che sta bruscamente piegando verso quella economica, il 45% degli americani ha ridotto il consumo di cibo per risparmiare denari; un incremento del 12% rispetto al 2007.

Avremo perciò meno coronarie schiantate dal cibo spazzatura e meno persone a rischio diabete, ma aumenterà la pubblicità di merendine e bibite gasate che si contenderanno gli slot TV con le case automobilistiche che pretenderebbero che ci compriamo, un anno sì ed uno no, un’auto da 30.000 euro, cioè il doppio dello stipendio di un impiegato.

Insomma, meno cibo spazzatura ma più TV spazzatura!

Dove sono i nostri soldi?

Il signore raffigurato nel quadro del Museo di Capodimonte a Napoli è Luca Pacioli, un genio della matematica che, tra le altro, ha inventato la Partita Doppia, quella con il Dare e l’Avere, la base della contabilità in tutto il mondo.

La partita doppia però non è nata come strumento contabile, ma come strumento di sicurezza.

Scopo originario era di permettere al commerciante di tenere sotto controllo la bottega senza dover essere sempre presente. Infatti il sistema inventato dal Paciolo consisteva nel riportare in libri differenti le entrate e le uscite: qualcuno registrava quanti zecchini entravano in cassa e qualcun altro registrava quante pezze di stoffa uscivano dal magazzino.

La sera il commerciante prendeva i due libri e controllava che ad ogni uscita ci fosse un’entrata di cassa. Faceva la riconciliazione che permetterebbe ancora oggi di avere sotto controllo un’attività economica, dal negozietto alla multinazionale.

Un sistema sicuro perché i libri erano tenuti da persone diverse.

Poi, in uno sciagurato giorno per la contabilità, gli ingegneri hanno inventato il disco magnetico per il calcolatore e le registrazioni del Dare e dell’Avere sono finite nello stesso posto, vanificando così la certezza del dato perché, è ovvio, che stando nello stesso posto, è facile aggiustare le partite zoppe, cioè dove ad un Dare non corrisponde un Avere.

E di partita zoppa in partita zoppa abbiamo praticamente perso il controllo contabile del mondo.

Dove sono i nostri denari?

Sono labili registrazioni su qualche disco di una banca e, in un certo senso, sono ormai denari virtuali per cui, se io fossi un governante o un governatore, non mi preoccuperei molto della crisi finanziaria: nessuno ha più il controllo su nulla e quindi le partite zoppe possono essere aggiustate con un piccolo intervento sui dati e nessuno se ne accorgerà mai.

Certo, bisognerà che i signori che certificano i bilanci chiudano occhi, orecchie e bocca, ma neppure questo è un problema visto che lo fanno tranquillamente da anni quando certificano bilanci il cui Dare ed il cui Avere sono sullo stesso disco magnetico.