Lo streaming, ossia il paradosso della trasparenza

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Avatar di digregorioblogQuid est veritas?

Chi si è imbattuto durante i suoi studi in corsi di sociologia, antropologia, metodologia della ricerca sociale et similia dovrebbe aver incontrato un concetto, semplice quanto intuitivo, che si chiama “paradosso dell’osservatore“. Cosa ci dice questo concetto? Semplicemente che ogni individuo, se sa di essere osservato, si comporta in modo diverso dal solito, altera il proprio comportamento.E come lo altera? In base al ruolo che assume. E cos’è un ruolo in sociologia? L’insieme dei comportamenti, degli obblighi e delle aspettative che ci attendiamo da un individuo che ricopre una determinata posizione.

Voi direte: che scoperta…lo sanno tutti che è così. Beh, non mi pare, visto che tutti chiedono lo streaming… O meglio, come per tutti i concetti chiave della sociologia ci rendiamo conto della loro veridicità solo quando qualcuno ce li fa notare. Quando qualcuno ci fa capire come e quanto la nostra realtà sia socialmente costruita e…

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Equivoco EU

Feriti dai gas nella prima guerra mondiale

L’Unione Europea nacque per evitare che gli europei continuassero a scannarsi come avevano fatto per millenni.

Poi questo sistema di sicurezza qualcuno ha voluto ampliarlo in progetto economico che, tecnicamente, è un assurdo.

Togliere le barriere fra diverse economie è come aprire le valvole di un circuito idraulico in pendenza: alla fine tutto il liquido va da una sola parte, cioè le economie più efficienti diventano più forti lasciando quelle meno efficienti con le sole. attività specialistiche o locali che però non potranno sostenere tutta la popolazione che c’era prima dell’unione economica.

Un sistema che si aggrava continuamente perché le aziende dei paesi meno efficienti dovranno chiudere, aumenta la disoccupazione, cresce l’emigrazione, lo stato incassa meno tasse e deve ridurre il welfare, in una spirale di immiserimento continuo.

Si può uscire da questa caduta?

Si, se si costruisce un welfare europeo per continuare a dare servizi ai più deboli, che però non potrà evitare l’emigrazione interna e fuori della EU.

Ma non si farà, perché nessuna zona ricca vorrà ridurre il suo reddito per aiutare i fratelli europei meno fortunati.

Quindi la EU è destinata al fallimento, un fallimento che sarà così grande che non ci saranno neppure i soldi per scannarsi.

la Concordia della discordia

Se non fosse bastato lo spiaggiamento di una nave da crociera, perché l’equipaggio doveva osservare un assurdo rituale fra il ludico e la piaggeria, e se non fosse bastato il modo pedestre di gestire la comunicazione della crisi, fra tentativi di nascondere e insabbiare l’evidente verità, abbiamo avuto l’epilogo nella lotta fra le cittá per accaparrarsi la demolizione del catorcio recuperato, lotta pubblica e scomposta, con intervento del politicume locale e nazionale che bene farebbe a impiegare il suo tempo (e il nostro denaro) a far funzionare le città piuttosto che invadere campi altrui.

Ma questo è il paese e il suo stato: una nave spiaggiata, portata in secca da un’elite che combatte le regole o vuole mantenerle come se se queste fossero il problema e non il fatto che queste bande navigano nella più completa oscurità di quello che sta accadendo nel mondo.

Prova ne sia il fatto che mentre si cerca di fottere il voto agli italici con un’elemosina da 80 euro, nel mondo la discussione sulla disuguaglianza sta toccando vertici culturali mai visti dall’epoca di Marx.

Il libro dell’economista francese Piketty (primo per vendite su Amazon) sta portanto a livelli più alti la discussione sulla disuguaglianza iniziata da Krugman e Stiglitz (e che ha di fatto portato Obama ad aumentare il salario legale, cosa che sta facendo anche la Merkel), ma che da noi è totalmente ignorato, con economisti (anche si sinistra) che cercando di essere, oggi, più thatcheriani della Thatcher, con ricette che hanno dimostrato da tempo che creano solo miseria, impoverimento e disoccupazione.

E in questo vediamo un concorde modo di pensare pure di tutti i politici, che si affannano sulle minuzie e sulle elezioni mentre Nave Italia affonda lentamente, senza che da nessuno venga un immortale: “scendete da bordo, cazzo!“.

La grande bellezza (incompresa)

Amica mia, sei stata illuminante.
La scena degli uccelli non l’avevo capita: lemigrare come antitesi alle radici.
E sì che nel film ci sono diversi punti in cui si intravede il desiderio di jep di non essere prigioniero della piccola Roma: la francese che incontra di notte (Fanny Ardant) il battello sul fiume a ricordare i bateau mouche di Parigi.

Avatar di Silvina D.laimpertinente

Jep Gambardella Tony Servillo, nei panni di Jep Gambardella

Visionario, profondo, felliniano, semplicemente memorabile.

“La grande bellezza”, miglior film straniero agli Oscar 2014, torna a far parlare di sé, sebbene pochi, per non dire molto pochi, pare abbiano compreso la complessità, i riferimenti e gli ammiccamenti interni del capolavoro di Sorrentino.

Ci voleva tutta la miscredenza di un napoletano per demolire, sfottere e tratteggiare le miserie dell’Italia e degli italiani di oggi, senza che questi se ne siano resi conto.  Ne scaturisce un ritratto penoso, popolato da figure meschine e da una degradata classe dirigente, cialtrona e arrogante.

E ci voleva tutta l’ironia, il disincanto e la maestria di un altro napoletano come Servillo, alias Jep Gambardella, voce narrante, per mettere a nudo l’anima di un popolo morto, arroccato su un passato che non esiste più, come le bellezze decadenti di Roma, senza presente e senza nemmeno uno spiraglio…

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