Un paese di poca fede

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La storia ha dimostrato ampiamente che c’è solo il disastro economico nel futuro di quei paesi dove manca la fiducia fra i componenti della società.

E la brutalità dei numeri dimostra che l’Italia ha ormai oltrepassato il punto di non ritorno per ricostruire quel capitale sociale che avevamo costruito con entusiasmo dal dopoguerra fino a metà anni 90 quando Tangentopoli ha scoperchiato il letamaio della corruzione diffusa che infettava la classe dirigente pubblica e privata.

Una scoperta che non è servita a sanare i guasti di allora ma che ha invece permesso alla classe dirigente di mettere in piedi meccanismi nuovi per continuare il saccheggio di bene pubblici e privati al riparo delle incursioni della magistratura.

Si è creato cosí un clima dove nessuno ha più fiducia di nessun altro, e ne sono dimostrazione i milioni di processi civili che affogano i tribunali per dirimere questioni che in altri paesi si risolverebbero con il banale rispetto di regole d’uso, regole magari non scritte ma sempre osservate proprio perchè si tratta di società dove gli affari sono basati sopratutto sulla fiducia nelle controparti economiche e commerciali.

Da noi questa fede è ormai morta. Basta vedere le migliaia di liti di condominio, le liti con le assicurazioni, le guerre in tribunale fra lavoratori e datori di lavoro, le migliaia di cause per recupero credito, e sopratutto il fatto statistico che l’Italia ha un altissimo numero di avvocati, dato che tutti gli economisti mettono in diretto rapporto con il declino economico di tutte le nazioni dove la mancanza do capitale sociale si evidenzia con un’enorme litigiosità in tribunale delle persone e delle aziende.

Purtroppo la fede delle persone è ormai persa anche nei confronti di tutti gli organi della Pubblica Amministrazione sopratutto per il pervicace perseguimento del loro unico interesse: non ammettere mai un loro errore e resistere nei tribunali civili, tributari e amministrativi per anni, per decenni, per stancare il cittadino, quello che vede peró migliaia di furbi ammanigliati ottenere dalla Pubblica Amministrazione non solo il dovuto ma spesso anche cose che non gli spettavano per nulla.

Questa perdita di fiducia nella Pubblica Amministrazione è la ferita più grande al capitale sociale, la parzialità della PA, la sua testarda volontà di non riconoscere un diritto, gli anni di sofferenze che infligge ai cittadini, hanno creato nella gente l’idea che lo Stato sia sopratutto ingiusto, sia un entità nella quale è inutile porre alcuna fiducia, che il meglio che possa capitare al singolo è il non dover a che fare con la PA o, fortuna delle fortune, poter scappare per sempre da un paese dove l’ingiustizia è la regola e il ristoro del diritto è fortuna che tocca a pochi e forse solo per maneggi di bravi avvocati e buoni commercialisti.

Non sono quindi la globalizzazione e la crisi finanziaria le cause (esterne) che stanno distruggendo l’economia italiana, ma è un male interno alla società: il cancro della mancanza di fiducia degli altri e nello stato, e non saranno né partiti nuovi nè dittatorelli, né secessioni o localismi a restaurare la fede sociale.

La fede sociale, la base del capitale sociale, si costruisce solo con azioni concludenti di tutti (singoli, aziende, organizzazioni e Stato) nell’operare con giustizia e onestà ogni giorno nei confronti di tutti, riconoscendo agli altri quello che è degli altri prima di pretendere che gli altri ci riconoscano quello che è nostro.

La foto dell’ignoranza

Due grafici che spiegano perché l’Italia si trova in queste condizioni e perché le speranze di uscire dalla crisi sono veramente poche.

Grafici sul tasso di scolarità secondaria nel mondo, cioè numero di persone che hanno il diploma di scuola media superiore, dove l’Italia è l’ultima della classe.

Popolazione senza scolarità secondaria
Popolazione senza scolarità secondaria

E un grafico sull’alfabetizzazione, dove l’ultimo posto non ce lo toglie nessuno.

Livelli di alfabetizzazione nel mondo
Livelli di alfabetizzazione nel mondo

E con questi chiari di luna come potevamo sperare di avere una classe dirigente di livello? Come potevamo sperare di non eleggere il variopinto nugolo di nani e ballerine che ogni sera ci delizia da Ballarò, Piazza Pulita, La gabbia, il TG3 sera, Porta a Porta, Servizio Pubblico dove il più colto è il cameraman?

Un popolo ignorante non poteva avere che una classe dirigente di capre, cosa per altro dimostrata dal fatto che i manager leggono meno di un libro l’anno.

Nel caso ci fosse bisogno di un’altra prova del becerume che ci governa.

ciao @funkysurfer

Ciao Marco Zamperini @funkysurfer

Adesso che ci penso, non credo di aver mai avuto un biglietto da visita di Marco Zamperini. Non ce n’era bisogno: lui viveva nella rete e l’avrei trovato comunque, ne avessi avuto bisogno.

Pochi istanti in qualche evento, e due persone che condividono tante cose, professionali e personali, diventano amici.

Ecco, se ne andato un amico, una bella persona, allegro, resiliente, positivo.

Una di quelle belle persone che mi fa considerare di avere un angelo custode che mi da spesso l’occasione d’incontrare persone speciali come Marco.

Una persona vera, reale,che considerava le tecnologie per quelle che sono: un modo di farci stare meglio e magari avere un po’ di tempo per dirci tante cose che spesso non abbiamo il tempo di dirci.

Ciao Marco, ciao @funkysurfer, ti sia lieve questo passaggio come lo è stato averci dato la tua amicizia e il tuo sorriso.

Il libretto delle istruzioni

IstruzioniDi fronte a un mobile dell’IKEA, alla scatola di montaggio di un aeromodello o su come far funzionare la lavatrice, ci sono due atteggiamenti estremi: quelli che leggono il libretto d’istruzioni e quelli che intendono il fai-da-te proprio come fare tutto da se, senza leggere le istruzioni, cercando d’intuire come si devono incollare i pezzi e qual è il bullone adatto per quell’incastro.

Sono tutti e due modus operandi che possono portare sia al successo, con il prodotto finito funzionante e bello da vedere, o al disastro totale, con risultati così penosi che spesso richiedono l’intervento di un artigiano carestoso per riparare il pasticcio del bricoleur.

Ma ci sono anche situazioni in cui mancano del tutto le istruzioni o quelle dove non sono più adatte perché lo scenario è cambiato e bisogna cambiare anche il modo di operare.

Ed è questo il dramma italico da quando è caduto il muro di Berlino e il mondo non è più bipolare: la classe dirigente italica non ha più istruzioni, né dagli americani e neppure dai russi, per cui non sanno cosa fare, sbattuti come fuscelli in turbinio di crisi politico-militari internazionali dove cercano di essere sempre presenti, pur di ritagliarsi una particina, prendendosi quasi sempre sorrisi ironici nonché salve di fischi e pernacchi, diplomatici, ma che sempre fischi sono.

Per non parlare delle crisi economiche dove sono venute a mancare pure quelle istituzioni “che fanno onore al paese”, che una volta almeno agivano da consigliori della politica o da pretoriani che agivano in nome e per conto della politica togliendo castagne dal fuoco con passo felpato e zampino vellutato.

Ora alla classe dirigente italica gli è rimasta solo la Cdp e qualche industria statale come ultimo salvadanaio dove attingere per salvare quel po’ di attività strategiche, (per loro, of course!) per non far fare loro la fine di tutte l’altre che finiranno, prima o poi, in mano agli stranieri.

Mosse disperate di chi ha perso il libretto d’istruzioni e non è capace di mettere insieme i pezzi di quel meccanismo complicato che è un’intera nazione e i suoi abitanti, che, a questo punto, non si aspettassero più niente: non è un problema grillino, pdiellino o pdiessino, sono tutti degli incapaci, schiavi degli interessi della pubblica amministrazione e dei suoi sodali.