Uominicchi e innovazione

rubber ducks papere di gomma
Paperette

Come diceva Sciascia, ci sono uomini, uominicchi e quaquaraquá.

Una folla di quaquaraquà, gente che si agita, parla e apre il becco giusto per far sapere al resto del pollaio che pure loro esistono, povere papere strarnazzanti, il cui unico scopo é finire al forno, cotta a puntino per il padrone.

Gente che non conta niente, praticamente fungibile, una commodity per il datore di lavoro che, o ti chiami Fantozzi o ti chiami Filini, alla fine resti una specie di fotocopiatrice che va a caffé, tramezzini e gazzetta dello sport invece che a toner e corrente elettrica.

Macchine con nome e cognome invece che un numero di serie e modello.

Macchine che vanno dal medico invece che dal meccanico, ma in fondo macchine a due gambe e poco cervello.

Molta di questa gente potrebbe già essere stata sostituita ed eliminata dalle macchine vere, anche in maniera molto veloce, molto più rapida di quanto ci sia voluto per mettere i robot a verniciare le automobili alla catena.

Perché non avviene? Perché gli uominicchi, quelli che hanno un piccolo potere, – il capo fabbrica, il capo ufficio, il capo ospedale -, vivono di questa sindrome della portaerei: loro, dalla loro scrivania da capo-di-qualcosa, godono nel vedere le papere che sul ponte di volo si fanno il mazzo per loro, papere rispettose delle procedure che mettono in fila allo sportello altre papere più papere di loro, papere che si sottopongono a inutili lungaggini burocratriche per soddisfare il piccolo delirio di potere di un uominicchio che si sente “realizzato”.

Ecco a chi dobbiamo l’arretratezza del paese: agli uominicchi che non innovano, perché l’innovazione distruggerebbe quest’albagia d’essere capo-qualcosa, non importa se per una funzione assolutamente modesta e insignificante, l’importante è che dia al capetto la gloria effimera di lanciare tanti bei chicchirichì al mondo, un mondo che se ne fotte, visto che tu, caro capetto, conti solo come escort di papere al pascolo… che non è poi un gran realizzarsi.

Senza speranza

Tom Hanks in Cast Away
Tom Hanks in Cast Away

Pare che per essere apprezzati in rete bisogna scrivere cose belle e positive, insomma, fare il Berlusconi, che illude quel che resta della classe medio alta che saranno forever rich e magari, con un po’ di botulino, pure forever young.

Oppure fare lo Scalfari, che su Repubblica illude i poveracci della classe medio bassa che il sol dell’avvenire, renziano o lettiano, li porterà in un futuro migliore.

O sproloquiare come Grillo e Casaleggio, che credono che l’agorà digitale possa sanare uno Stato malato di bulimia fiscale e mani bucate.

Purtroppo non reco buone notizie: la situazione economica italica è senza speranze, possiamo solo peggiorare.

Se ci va bene, possiamo galleggiare per anni in una stagnazione senza sbocchi.

Un  po’ come Tom Hanks in Cast Away: una lunga attesa di un miracolo.

Non vi piace? Non ci posso fare niente. E neppure voi.

A meno che non sappiate fare qualcosa che possa servire in un paese straniero.

Non vi sono simpatico? Non devo piacere a tutti.

Mi basta che quelli che possono salvarsi se ne vadano in un posto migliore.

Pensione fai da te? Ahi, ahi, ahi,ahi,ahi!

In fila per un pasto
Breadline Depicted at FDR Memorial

Ad un certo punto della storia finanziaria del mondo, qualche esperto ha “scoperto” che i sistemi pensionistici gestiti dagli stati non erano  più adatti per garantire una serena vecchiaia al lavoratore, ed è nata la moda delle previdenza complementare integrativa che, in alcuni paesi, è diventata addirittura sostitutiva della pensione pubblica o almeno la parte più importante.

Un’idea che aveva, ed ha, il supporto degli ultraliberisti che vorrebbero che ognuno faccia da se per se, senza che lo stato s’immischi nella previdenza.

In sostanza gli ultra-liberisti si aspettano che il lavoratore metta da parte un pezzo di retribuzione in gestioni finanziarie che investano poi in vario modo la massa di soldi amministrata, del tipo: azioni, titoli, obbligazioni e magari pure in operazioni, più rischiose, ma con alti guadagni.

A parte il fatto che questo sistema prevede che ci sia un gestore che vuole guadagnare (e non poco), per consentire l’accumulo che poi sarà il patrimonio da cui l’anziano ricaverà la rendita, tutto il meccanismo funziona solo se il gestore è in grado di far crescere il capitale più dell’inflazione futura.

Ma questo meccanismo è stato distrutto dalla crisi finanziaria, e sta provocando buchi nei fondi pensione americani, per cui molti lavoratori si ritroveranno solo con la pensione federale (se ce l’hanno!) e i sogni di svernare da vecchi in Florida o alle Bahamas, finiti in una bella bolla finanziaria.

Ora d0v’era il problema che i fautori delle pensioni fai-da-te hanno nascosto?

Nel semplice fatto che non è possibile che tutti gli attori finanziari guadagnino: qualcuno guadagna molto, qualcuno perde molto, molti galleggiano.

Un meccanismo malato in partenza, che non poteva tecnicamente mantenere le promesse, ed ora città come Detroit e Chicago sono fallite, o stanno per fallire, proprio per la gestione fai-da-te delle pensioni dei loro dipendenti.

La verità è che un sistema previdenziale funziona bene se la platea di chi contribuisce è molto vasta – come accade con i sistemi previdenziali europei dove buona parte dei lavoratori è obbligata per legge ad iscriversi alla previdenza pubblica – e anche per evitare casi come quelli  accaduti in Italia di gestioni previdenziali autonome, poi saltate e accollate all’INPS, che però non ha mai incassato i contributi di questi lavoratori.

E di questi casi di enti previdenziali autonomi che falliscono ne vedremo ancora, sopratutto se la platea di chi contribuisce a queste piccole gestioni si assottiglia o guadagna troppo poco.

Il paese dei nasi lunghi

Pinocchio e il gendarme

Fra le simpatiche caratteristiche di quel simulacro d’italiano che è Pinocchio c’è anche quella di un naso che s’allunga a dismisura a causa delle bugie del burattino testa di legno.

Perché, come dice la Buona Fatina, “ci sono bugie con le gambe corte e quelle col naso lungo“, cioè evidenti, palpabili, stampate sul viso di chi le dice con la stessa faccia di corno vecchio dei mariti traditi che fanno finta di non vedere le ramificazioni sulla fronte neppure quando si radono allo specchio.

E non è un caso che Pinocchio sia il simbolo delle genti italiche, che pur di razze diverse, sono culturalmente unite nello sguazzare nella menzogna.

Gente che ogni anno celebra il rito della Liberazione quando tutti sanno che se non arrivavano gli americani, i pochi, sparuti e coraggiosi partigiani poco avrebbero potuto contro i tedesconi armati fino ai denti.

Ma giá prima, Mussolini illudeva i romani accorsi a Piazza Venezia, sul vincere una guerra con carri armati di latta, aerei di tela e soldati con le pezze ai piedi.

Poi la repubblica ci ha regalato la grande menzogna dell’Articolo 1 della Costituzione, quello della Repubblica fondata sul Lavoro, cioè una merce che in Italia non è mai stata abbondante e che basta un po’ di crisi per far diminuire in modo preoccupante, diciamo pure angosciante per il politicume, che stretto fra debiti di stato e organici già pletorici, non sa come fare a regalare altri posti inutili nella PA, in enti collegati o in aziende para-statali e para-comunali, che esistono solo per regalare stipendi.

Altra grande menzogna l’aver dato struttura privatistica alle USL, cambiando la U in A solo per creare consigli di amministrazione dove parcheggiare i politici in disarmo. E lo stesso per le varie società della monnezza e dei trasporti, spesso indistinguibili, visto che certi autobus in certe città puzzano di sporco più di un cassonetto in agosto pieno di cape di pesce.

Ma non è solo la mano pubblica a vivere nella menzogna, ricordiamo: peccato capitale come l’omicidio o il godere della roba di un altro.

Ci sono i privati imprenditori che, a decine di migliaia, sopravvivono solo grazie ad un ardito mix di evasione, elusione, nero, giro dell’IVA all’estero, stage eterni, mazzette a politici, a burocrati e dirigenti delle aziende private clienti.

Uno del PD, il Partito alla Deriva, già Partito dei Derivati, ha sciolto un peana all’evasione “per necessità“, preclaro esempio di paraculo che cerca di scavalcare a destra il paraculissimo Renzi, quello super sponsorizzato dalle banche d’affari ansiose di mettere mano allo spezzatino di quello che resta delle aziende pubbliche, e ovviamente osannato dalla destra berlusconiana che ha la sua fortuna nel lisciare il pelo a una massa di imprenditori zombie che sopravvivono solo con un continuo gioco a rimpiattino con l’Agenzia delle entrate.

Agenzia che ci fornisce modo di cascare sul fisco, la invicibile armada cui tutti i presidenti del consiglio affidano, appena eletti, il recupero dell’evasione. E lo dicono convinti, con una bella faccia di corno istituzionale, che la soluzione alla diminuzione delle tasse sta nel “recupero dell’evasione“, sapendo benissimo che non faranno niente e che la faccia feroce contro gli evasori è solo un modo per indorare la pillola di altre tasse per chi già le paga..

E di menzogna vive pura Santa (?) Romana Chiesa che accoglie nei sui templi una folla enorme di puttanieri, evasori, mariuoli, lenoni e concubine che tutto vogliono meno che rispettare, non dico tutti  e dieci i comandamenti, ma almeno i più facili come il non rubare e non fare falsa testimonianza.

E li vedi lì, la domenica, che estraggono la lingua bianca da camaleonte indisposto per raccogliere l’Ostia consacrata, quelli che tutti sanno vivono da parassiti, rubano più che i ladri di Pisa e i 40 ladroni messi insieme, erogano salari di fame e sfruttano il lavoro di gente che da tutto il mondo viene a supportare con il loro lavoro da schiavi la più grande menzogna sulla quale vive questo paese: il credersi ricchi.

Ma di che? Di risparmi in prestiti ad uno stato che prima o poi non li potrà onorare? O di case che valgono solo finché c’è qualcuno disposto a comprarle? O di un lavoro che, anche lui, prima o poi sparirà, perché emigrato in posti più convenienti,  sostituito dalle macchine o semplicemente eliminato perché inutile come sta facendo  lo stato francese che ha deciso che 47 mila persone nelle forze armate costano e non servono a niente?

Di cosa sono ricchi gli italiani? Del lavoro di chi lavora veramente e deve sostenere se stesso, la sua famiglia e pure una massa sterminata di parassiti che, a vario titolo, succhiano il sangue a chi veramente produce e veramente fa onore, non tanto ad un paese che non lo merita, ma ai suoi genitori che gli hanno insegnato la dignità di vivere del proprio lavoro e non nella menzogna di chi vive dell’elemosina mascherata di un posto inutile o di un imprenditore senza idee, senza soldi e senza capacità.

Un paese in vacanza

Vacanzieri
Vacanzieri

l personaggi principali di queste tre rappresentazioni sono di quell’ordine di persone che ho voluto prendere di mira; cioè di un rango civile, non nobile e non ricco; poiché nobili e ricchi sono autorizzati dal grado e dalla fortuna a fare qualche cosa di più degli altri. L’ambizione de’ piccioli vuol figurare coi grandi, e questo è il ridicolo ch’io ho cercato di porre in veduta, per correggerlo, se fia possibile.

Sono passati 252 anni e il compito che si era riproposto il buon Goldoni non solo non è riuscito ma gli italici hanno portato a vette inaudite le smanie per la villeggiatura.

Tanto che il paese ormai si è inguiato di debiti – pubblici e privati – per far vivere decine di milioni di persone in una specie di villeggiatura continua, fatta di una scuola che a fine maggio ha in pratica chiuso un anno scolastico, costellato di feste e festicciole, e di tribunali che ad agosto chiudono baracca e burattini, quando solo nel civile le cause pendenti sono milioni, per non parlare di ricorsi tributari e di quelli amministrativi che durano 10 anni, se tutto va bene, e se la Cassazione non rimette tutto in gioco, e se poi quello che perde la causa è intenzionato a pagare, perché, in quel caso, si riparte con la giostra giudiziaria.

Gli italici, peggio dei personaggi di Goldoni, hanno un solo scopo nella vita: la vacanza, il week-end, il ponte, le feste di Natale, quelle di Pasqua e infine la villeggiatura.

Parola che viene da villa, e infatti, i laghi, le coste e le montagne italiche sono devastate da milioni di ville,villette e appartamenti dove andare a celebrare l’unica cosa che interessi all’italico popolo vacanziero: la grigliata, le chiacchiere inutili fatte di leggende metropolitane e qualche apprendimento su come allungare la vacanza con il certificato medico compiacente o su come il collega possa timbrare il cartellino alle 17 quando il titolare dello stesso è già al mare a godersi la sua furberia, alle spalle di chi gli da un lavoro o dello Stato, uno stato ben contento di mantenere quest’allegra brigata che certamente voterà per chi conserverà centinaia di migliaia di posti inutili, che allegramente fa crescere il debito e mantenere un apparato il cui solo scopo è dare a questa masnada di nullafacenti uno stipendio per comprarsi la villetta e la benzina per andarci.

L’unica cosa che è cambiata rispetto al 1761 e che quella che Goldoni chiamava classe “civile”, è oggi una massa informe di gente volgare, sciatta, ignorante, abbuffina e rapace, senza un futuro degno di questo nome, nè personale né collettivo.

Gente perennemente in vacanza.

Senza fare niente.

Praticamente morti.